E’ ora di farla finita. Giungono da tutta Italia notizie allarmanti: statue imbrattate, demolite, danneggiate. Cambio di toponomastica, ghigliottine di ogni tipo. Annunci inquietanti.
Non si salva niente e nessuno. Improvvisati e ignoranti “attivisti del nulla” se la prendono con la nostra storia, la nostra tradizione, con tutto quello che riguarda il passato, comunque da buttare, come roba vecchia, pericolosa e inutile. Ovviamente, il passato che non piace, che non serve. Nel nome e nel segno di un ideologismo folle e nazista che a posteriori condanna e scomunica, idee, persone, biografie, che hanno l’unica colpa di non aderire all’attuale politicamente e culturalmente corretto. La stessa moda dei roghi dei libri. Che hanno accomunato decenni e decenni fa Hitler, Stalin e via dicendo.
Attenzione: questo nazismo risorto su forme nuove, non è nemmeno un pensiero (unico), degno di nota, solido e preparato. Ma la sua versione, il suo conato sentimentaloide, emotivo, di plastica, virtuale, demagogico e grossolano, che i social purtroppo sanno, come non mai, esaltare, ingigantire e amplificare.
Qui, infatti non c’entrano il razzismo, la battaglia contro le discriminazioni, la democrazia, l’odio verso i tiranni, l’uguaglianza. Si tratta di tre parole: ignoranza, teppismo e malafede.
1) La storia non si può giudicare sulla base di slogan di oggi. E’ come distruggere templi e monumenti romani perché a quel tempo c’era la schiavitù. E’ stata comunque una grande civiltà. Di cui essere fieri e orgogliosi.
2) La vita di un leader, di un capo, di un re, è sempre complessa, in chiaroscuro. Non si deve prenderne un pezzo e assolutizzarlo per imbastire un processo a senso unico e senza appello.
3) Allora, abbattete Gandhi che in gioventù scrisse che gli indiani erano superiori agli africani,oppure Einstein, che obbligò sua moglie a sottoscrivere un contratto pre-matrimoniale con condizioni-capestro: la futura consorte doveva giacere sessualmente solo quando voleva lui; doveva cucinare per forza tre pasti al giorno e rispondere solo se interrogata. Oppure abbattete Marx, visto che bastonava la cameriera o imbrattate le vie dedicate a Moro, visto che da giovane scriveva per riviste fasciste,o demonizzate Scalfari visto che era un appartenente al Guf e un simpatizzante di Salò.
4) E poi, un dubbio va detto. Che l’attuale moda da scimmie ammaestrate (si inginocchia uno negli Usa e tutto il mondo si inginocchia; uno canta in balcone e tutti cantano in balcone), non è per caso una grande campagna contro Trump, mossa da precise lobby liberal e radical? Come per il Coronavirus, una grande campagna di distrazione di massa?
5) Venendo a noi: le statue che ricordano la nostra identità storica, religiosa, culturale, nazionale, anche se appartenenti ad epoche diverse, pure soggette a critiche, e osservazioni successive, vanno salvaguardate, difese e valorizzate per definizione. Ci riferiamo alle statue, ai monumenti dei Savoia, dei re d’Italia, dei santi, dei patroni cittadini e via dicendo. Basta con l’ideologia della storia, viva la storia punto e basta.
Garibaldi, Vittorio Emanuele II, III, Mussolini (il foro olimpico etc), i papi, da Pio IX in poi, Montanelli e soci, fanno parte del nostro patrimonio, nel bene e nel male. Sono le nostre radici unitarie vecchie e nuove, che vanno assorbite, metabolizzate, discusse, ma non rinnegate. Se pensiamo di eternare unicamente “italiani di serie a” e di “serie b”, da che pulpito possiamo festeggiare Savonarola, Galileo, Giordano Bruno, i partigiani rossi, scordandoci Tito, le foibe e il triangolo rosso? Sono personaggi e protagonisti che si sono macchiati anche di nefandezze. L’unico valore è e deve essere: “L’Italia al primo posto. L’Italia innanzitutto”.
Organizziamo il comitato Difendiamo le nostre statue nazionali. LA NOSTRA STORIA NON SI TOCCA. CHE i teppisti da quattro soldi si imbrattino solo i loro cervelli.
(Lo_Speciale)