Il Kosovo esce dalle urne con un vincitore chiaro ma con un futuro politico tutt’altro che definito. Il partito del premier Albin Kurti, il movimento nazionalista e riformista Vetevendosje, ha ottenuto una vittoria ampia nelle elezioni anticipate, conquistando circa il 49–50% dei voti secondo i risultati preliminari. Un risultato storico, il migliore mai registrato dal partito, ma comunque insufficiente per raggiungere da solo la maggioranza assoluta in Parlamento. Il voto arriva dopo un anno di stallo politico che ha paralizzato l’attività legislativa e ritardato importanti programmi di finanziamento internazionale. La precedente tornata elettorale, a inizio anno, non aveva prodotto una coalizione stabile, costringendo la presidente Vjosa Osmani a sciogliere l’Assemblea e convocare nuove elezioni. Nonostante il successo elettorale, la formazione del nuovo governo resta un rebus. Le altre forze politiche — dal Partito Democratico del Kosovo alla Lega Democratica — hanno ottenuto risultati molto inferiori, ma saranno comunque decisive per costruire una maggioranza parlamentare. Gli analisti sottolineano che non è affatto scontato che Kurti riesca a trovare un partner disposto a sostenere un esecutivo guidato da Vetevendosje. Il premier uscente ha celebrato la vittoria definendola “la più grande nella storia del Paese” e ha promesso di lavorare per un governo “rapido ed efficace”. Ma la strada appare complessa: le tensioni interne, le pressioni internazionali e il delicato dialogo con la Serbia rendono il quadro politico particolarmente fragile. Per Pristina, queste elezioni rappresentano un passaggio cruciale. La popolazione ha premiato la promessa di riforme, lotta alla corruzione e maggiore autonomia decisionale. Ora resta da capire se il risultato, pur imponente, basterà a garantire la stabilità che il Paese attende da mesi.



