Nasry “Tito” Asfura è stato ufficialmente dichiarato vincitore delle elezioni presidenziali in Honduras, chiudendo oltre tre settimane di incertezza, riconteggi e accuse incrociate. Il Consiglio nazionale elettorale (CNE) ha confermato che il candidato conservatore ha ottenuto circa il 40,3% dei voti, superando di meno di un punto percentuale il rivale centrista Salvador Nasralla, fermo al 39,5%. Una delle competizioni più serrate della storia recente del Paese si conclude così con un ritorno alla destra dopo il mandato di Xiomara Castro. La proclamazione arriva al termine di uno scrutinio speciale su oltre duemila verbali irregolari, che aveva alimentato sospetti di brogli e tensioni politiche. Il presidente del Congresso, Luis Redondo, ha denunciato un “colpo di stato elettorale”, mentre osservatori internazionali hanno invitato alla calma in attesa della certificazione definitiva. Determinante, secondo molti analisti, il sostegno esplicito del presidente statunitense Donald Trump, che durante la campagna aveva definito Asfura “l’unico vero amico della libertà in Honduras”, arrivando a minacciare il taglio degli aiuti in caso di sconfitta del suo candidato. Un endorsement che ha trasformato la corsa honduregna in un test geopolitico, con Washington pronta a rafforzare i legami con Tegucigalpa. Asfura, 67 anni, ex sindaco di Tegucigalpa e imprenditore, si presenta come un pragmatico uomo d’ordine, nonostante una carriera segnata da accuse di corruzione mai sfociate in procedimenti penali. La sua vittoria apre ora una fase delicata: il Paese resta segnato da povertà diffusa, violenza delle gang e un’economia fragile, mentre la polarizzazione politica rischia di complicare l’avvio del nuovo governo. Con la proclamazione del CNE, l’Honduras si prepara dunque a un cambio di rotta che potrebbe ridefinire i rapporti regionali e la postura internazionale del Paese. Resta da vedere se Asfura riuscirà a trasformare una vittoria risicata in un mandato stabile.



