In attesa che la Manovra finanziaria diventi leggi, e nella preoccupazione che alcune misure possano di nuovo cambiare le organizzazioni dei medici ospedalieri lanciano un appello. È l’iniziativa lanciata da Anaao Assomed e Cimo-Fesmed che chiedono al Governo e al Presidente del Consiglio il ritiro delle misure sulle pensioni anticipate e sul riscatto della laurea contenute nel maxiemendamento alla manovra 2026. Al centro della protesta, la norma che ridimensiona il valore del riscatto di laurea ai fini del diritto alla pensione anticipata prevista dalla legge Fornero.
No a penalizzazioni
Secondo i sindacati dei medici ospedalieri, la modifica penalizzerebbe i lavoratori che matureranno i requisiti pensionistici dal 1° gennaio 2031, riducendo gli anni riscattati utili al pensionamento. Una scelta definita “profondamente ingiusta e forse anche anticostituzionale” dal segretario nazionale Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, e dal presidente Cimo-Fesmed, Guido Quici. Nel mirino anche il possibile ritocco delle cosiddette finestre mobili di decorrenza delle pensioni, a distanza di appena due anni dalle modifiche introdotte con la Manovra 2024.
Lo studio come valore
Per i sindacati, il riscatto della laurea rappresenta oggi l’unico strumento che consente, senza penalizzazioni, di anticipare l’uscita dal lavoro a chi ha dedicato gli anni iniziali della vita adulta alla formazione universitaria. “Colpire i lavoratori laureati è un segnale gravissimo: come se lo studio fosse una colpa e non un valore per il Paese”. Le nuove regole, spiegano, rischiano inoltre di vanificare scelte già compiute: chi ha riscattato o sta riscattando la laurea secondo le norme vigenti potrebbe perdere una parte consistente degli anni figurativi, rendendo inutile l’investimento sostenuto. Anche l’ipotesi di applicare le modifiche solo ai futuri riscatti viene giudicata impraticabile, alla luce dei lunghissimi tempi di risposta dell’INPS, con il rischio concreto di un’ondata di ricorsi.
No all’uso delle “finestre mobili”
Sul piano dei conti pubblici, Anaao e Cimo-Fesmed mettono in dubbio i presunti risparmi: il posticipo del pensionamento, soprattutto nel sistema contributivo, sarebbe compensato dai mancati introiti dei riscatti e da un aumento dei costi legati a malattie e infortuni, inevitabili con l’innalzamento dell’età lavorativa. Critiche anche all’uso delle finestre mobili, definite “un trucco per peggiorare la Fornero senza modificarla formalmente”. I requisiti restano invariati, ma slitta la data del primo assegno, costringendo di fatto i lavoratori a rimanere in servizio più a lungo per evitare vuoti di reddito. Un allungamento che, secondo i sindacati, può arrivare fino a due anni e nove mesi per i laureati che hanno riscattato. Nel mirino finisce infine una presunta disparità di trattamento: da un lato chi ha versato contributi per una vita intera e viene penalizzato, dall’altro la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia contributiva a 71 anni con soli cinque anni di contributi.
Non minare la fiducia dei lavoratori
“Un’ingiustizia evidente verso chi ha sostenuto il sistema previdenziale”, accusano i due sindacati dei medici ospedalieri. “Cambiare le regole a partita in corso è ormai un déjà-vu”, concludono i leader delle due organizzazioni Pierino Di Silverio e Guido Quici, “che mina la fiducia dei lavoratori. Ci appelliamo alla volontà, dichiarata dal Presidente del Consiglio, di rivedere questa norma e correggere una scelta che rischia di colpire duramente la forza lavoro più qualificata del Paese”.



