La visita romana del presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmud Abbas, ha incrociato un nuovo picco di tensione in Medio Oriente. In Cisgiordania le forze israeliane hanno ucciso un sedicenne nell’area di Jenin durante un’operazione che l’Idf ha definito di contrasto al terrorismo, mentre l’agenzia palestinese Wafa ha riferito dell’uccisione di un ventitreenne, Mohammad Wael Al Sharouf, all’ingresso nord di Hebron, con soccorsi ostacolati e chiusura degli accessi principali alla città. Sempre in Cisgiordania, secondo quanto riportato da Haaretz, coloni israeliani hanno attaccato il villaggio palestinese di Ein al Duyuk, vicino a Gerico, ferendo nove residenti e danneggiando edifici. Sul fronte regionale, l’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito ieri tre esponenti di Hezbollah in diverse aree del Libano meridionale, sostenendo che fossero impegnati nella ricostruzione di infrastrutture dell’organizzazione in violazione degli accordi tra Israele e Libano. Da Beirut, il ministero della Salute ha segnalato almeno un morto e un ferito in un attacco di drone contro una moto nel comune di Yater. A Gaza, nel quadro di una tregua ancora fragile, Hamas ha confermato la morte di un alto responsabile militare, mentre l’Idf ha rivendicato l’uccisione, in un attacco di sabato, di Ra’ad Sa’ad, indicato come capo del quartier generale per la produzione di armi dell’ala militare di Hamas. In parallelo, il gruppo ha ribadito pubblicamente che il possesso di armi resta, a suo dire, un “diritto legittimo” che qualsiasi fase successiva dell’accordo dovrebbe riconoscere.
Forza di stabilizzazione e vertice in Qatar
Intanto, sul dossier del “dopo guerra”, prende forma l’ipotesi di una missione internazionale a Gaza. Secondo il Wall Street Journal, l’amministrazione Trump starebbe cercando di reclutare una forza multinazionale di circa diecimila soldati sotto il comando di un generale statunitense, con tempi che potrebbero richiedere gran parte del prossimo anno. La prossima settimana in Qatar oltre venticinque Paesi dovrebbero riunirsi per discutere composizione e mandato della missione. In Israele, Ynetnews ha riferito che tra le disponibilità esplorate ci sarebbe anche un contributo italiano, in un quadro però ancora fluido e condizionato dalle resistenze di diversi Paesi a inviare truppe sul terreno.
Abbas a Roma e ruolo dell’Italia
È in questo contesto che si colloca la due giorni italiana di Abbas. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha scritto su X che il tema centrale del colloquio è stato il pieno sostegno italiano a una pace duratura a Gaza e il rafforzamento dell’Autorità Nazionale Palestinese, con riferimento a riforme e sicurezza e alla prosecuzione degli aiuti umanitari attraverso l’iniziativa FoodForGaza. Tajani ha anche rivendicato il primato italiano in Europa per i trasferimenti sanitari, con circa 1.500 persone accolte e oltre 230 bambini curati in ospedali italiani, ribadendo l’obiettivo politico della soluzione a due Stati. Secondo Wafa, Abbas ha apprezzato la linea italiana sui due Stati e gli aiuti, citando anche sostegno all’istruzione, formazione della polizia palestinese e monitoraggio al valico di Rafah, e ha fatto riferimento agli sforzi per consolidare il cessate il fuoco e attuare la seconda fase del piano del presidente statunitense Donald Trump. Nella stessa cornice, Abbas ha insistito sul fatto che non esiste una soluzione solo di sicurezza o militare per Gaza e che la Striscia, ha detto, è parte integrante dello Stato palestinese. Ieri Abbas ha poi incontrato anche i leader delle opposizioni, in una sequenza di colloqui separati che ha visto, tra gli altri, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. L’appello è stato unanime nel chiedere al governo italiano di riconoscere lo Stato di Palestina e di agire per porre fine alle occupazioni illegali in Cisgiordania.
Il quadro interno e regionale
Sul piano interno israeliano, la Corte Suprema ha annullato ieri il tentativo del governo di rimuovere la procuratrice generale Gali Baharav Miara, giudicando non modificabile la procedura prevista e rilevando vizi procedurali. Nelle stesse ore, oltre duecento ex ostaggi e familiari hanno chiesto a Netanyahu una commissione statale d’inchiesta sulle responsabilità del 7 ottobre 2023, mentre a Tel Aviv e in altre città si sono svolte manifestazioni con la stessa richiesta. Nel resto della regione, resta alta l’allerta dopo l’attacco in Siria nella zona di Palmira che ha ucciso due militari Usa e un civile americano. Washington attribuisce l’imboscata allo Stato Islamico, mentre fonti siriane citate dall’Afp hanno sostenuto che l’autore fosse un membro delle forze di sicurezza siriane, con arresti successivi. Trump ha promesso ritorsioni. In Iran, il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha definito “guerra psicologica” le minacce israeliane di nuovi attacchi, ribadendo che Teheran non cerca il conflitto ma è pronta a difendersi. In Iraq, infine, Antonio Guterres era a Baghdad per segnare la chiusura entro fine 2025 della missione politica Unami, avviata nel 2003.



