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Papa Leone XIV

Papa Leone XIV: “Non più la guerra, la pace come bussola delle relazioni tra i popoli”

Giubileo della Diplomazia, l’appello del Pontefice ai rappresentanti degli Stati accreditati presso la Santa Sede
domenica, 14 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Non più la guerra. La pace deve guidare la sorte dei popoli e dell’intera umanità”. Con queste parole Papa Leone XIV ieri si è rivolto ai rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, intervenendo all’Udienza per il Giubileo della Diplomazia. Un discorso ampio, il suo, scandito da richiami alla responsabilità internazionale, nel quale il Pontefice ha indicato nella pace il criterio che deve orientare le relazioni tra gli Stati: “La pace è il bene definitivo ed eterno, che speriamo per tutti”. Nel suo intervento Prevost ha legato in modo diretto la speranza al lavoro dei diplomatici. Solo chi spera davvero, ha spiegato, continua a cercare il dialogo anche quando il confronto appare difficile: “In diplomazia, solo chi spera davvero cerca e sostiene sempre il dialogo fra le parti», ha detto, per poi sottolineare dicome la fiducia nella comprensione reciproca spinga a trovare “i modi e le parole migliori” per arrivare a un’intesa.

In questo senso, patti e trattati non sono semplici atti procedurali, ma segni concreti di una relazione. La firma o la stretta di mano, ha osservato il Santo Padre, esprimono una “vicinanza del cuore” che dà sostanza agli accordi e li distingue dal calcolo di interessi o da equilibri fondati sulla contrapposizione.

L’autentica missione della diplomazia

Il Vescovo di Roma ha messo in guardia da una diplomazia ridotta a strumento di tornaconti o a gestione delle rivalità. L’autentica missione diplomatica, ha spiegato, si riconosce nella ricerca dell’intesa e nella volontà di superare le distanze. A questo proposito, Sua Santità ha richiamato l’esempio di Gesù, la cui testimonianza di riconciliazione e di pace rappresenta una speranza per tutti i popoli. Il dialogo, nella visione cristiana, non è solo uno strumento politico, ma il riflesso del dialogo stesso di Dio con l’umanità. Ascoltare e parlare diventano così dimensioni essenziali delle relazioni umane, perché ogni persona, creata a immagine di Dio, sperimenta nel dialogo le relazioni fondamentali della propria esistenza.

Ampio spazio è stato dedicato al linguaggio. Il Papa ha ricordato come la lingua madre esprima la cultura di una nazione e contribuisca a unire un popolo come una famiglia: “Nella propria lingua, ogni Nazione attesta una specifica comprensione del mondo”.

Il valore della parola data

In società segnate dalla pluralità culturale, la cura del dialogo diventa quindi essenziale per favorire comprensione e integrazione. Questo stile, applicato alle relazioni internazionali, può produrre cooperazione e pace, a condizione che il modo di parlare sia educato all’onestà e alla responsabilità. Leone XIV ha quini insistito sul legame tra parola e coerenza. Una persona è credibile quando mantiene ciò che dice; allo stesso modo, una comunità o uno Stato si fonda sulla fiducia nella parola data. Ha poi ricordato che il cristiano è anzitutto “uomo della Parola”, chiamato ad ascoltare Dio e a rispondere con fedeltà.

Richiamando il rito dell’“Effatà” nel battesimo, ha spiegato che l’ascolto è il primo passo per accogliere le parole che costruiscono la vita personale e sociale. Per questo anche il linguaggio va educato, come il corpo e i sensi, alla scuola dell’ascolto e del dialogo.

Disarmare le parole per costruire la pace

Nel contesto internazionale attuale, segnato da conflitti e prevaricazioni, il Papa ha messo in guardia contro l’offesa verbale. Il contrario del dialogo, ha precisato, non è il silenzio, che può aprire all’ascolto, ma l’aggressione fatta di menzogne e propaganda. Da qui l’invito a “disarmare proclami e discorsi”, curandone l’onestà e la prudenza. “Chi si stanca di dialogare, si stanca di sperare la pace”, ha spiegato Prevost, richiamando infine lo storico appello di Paolo VI all’Onu: “Non più la guerra”. Un messaggio che resta attuale e che, secondo il Pontefice, impegna l’umanità in una comune ricerca di giustizia, perché “la pace è il dovere che unisce tutti”.

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