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Gaza in ginocchio nella tempesta. Trump: “Nel 2026 sapremo i membri del Consiglio di pace”

Neonata morta di freddo nella Striscia. Il rapporto di Amnesty: Hamas compie “crimini di guerra e contro l’umanità”
venerdì, 12 Dicembre 2025
3 minuti di lettura

Alla devastazione della guerra a Gaza si è aggiunta la tempesta Byron, che ha portato piogge torrenziali e inondazioni su una popolazione che vive per lo più in tende di plastica. A Khan Younis una neonata è morta di freddo nella notte, ha raccontato la madre ad Al Jazeera, incapace di proteggerla in una tenda allagata e gelida: un simbolo di un inverno che rischia di essere letale per centinaia di migliaia di sfollati. L’Unrwa descrive strade trasformate in canali di fango e campi profughi in cui l’acqua filtra sotto i teli, con ambienti freddi, sovraffollati e insalubri che aumentano il rischio di epidemie e aggravano le condizioni di bambini e anziani. L’agenzia Onu insiste che gran parte di questa sofferenza sarebbe evitabile con aiuti senza ostacoli, alloggi adeguati e supporto medico, ma sul terreno la capacità di soccorso resta limitata. In visita al valico di Kerem Shalom, l’ambasciatore statunitense all’Onu Mike Waltz ha parlato di oltre seicento camion al giorno diretti verso Gaza, una narrazione che contrasta con quella di Nazioni Unite e ong, secondo cui il flusso degli aiuti è ancora insufficiente e frenato anche dalle ultime piogge e inondazioni. Mentre l’Unrwa viene indicata come colonna vertebrale della risposta umanitaria, a Washington l’amministrazione Trump valuta sanzioni contro l’agenzia, accusata da Israele di legami con Hamas. L’Unrwa respinge le accuse, ma la prospettiva di nuove misure punitive rischia di colpire l’unico attore che, con mezzi ormai ridotti, continua a garantire istruzione, assistenza sanitaria e aiuti di base a milioni di palestinesi.

Il Consiglio di pace

Sul piano diplomatico prende forma il nuovo assetto di sicurezza del dopoguerra. Una risoluzione del Consiglio di sicurezza del diciassette novembre ha autorizzato la creazione di un Consiglio di pace per Gaza e di una Forza internazionale di stabilizzazione temporanea sotto mandato Onu. Secondo Axios, Italia e Germania sarebbero tra i primi Paesi invitati a far parte del Consiglio, mentre Indonesia, Azerbaigian, Turchia ed Egitto hanno manifestato disponibilità a inviare truppe. Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato che i nomi dei membri saranno resi noti all’inizio del duemilaventisei, promettendo un organismo di leader globali incaricato di coordinare i finanziamenti per la ricostruzione di Gaza secondo il piano di pace in venti punti, fino a quando l’Autorità palestinese non avrà completato le riforme e potrà riprendere il controllo della Striscia. Hamas però respinge il disarmo totale: in una intervista ad Al Jazeera, Khaled Meshaal ha spiegato che il movimento è disposto a congelare le armi nell’ambito di una tregua di lungo periodo, ma non a consegnarle. Hamas accetta una forza internazionale ai confini tra Gaza e Israele, sul modello Unifil, ma considera una presenza armata dentro la Striscia una nuova occupazione.

Il rapporto di Amnesty

Sul fronte della responsabilità giuridica, Amnesty International ha pubblicato un rapporto di centosettantatre pagine che per la prima volta accusa Hamas e altri gruppi armati palestinesi di crimini contro l umanità e crimini di guerra per gli attacchi del sette ottobre duemilaventitre nel sud di Israele e per il trattamento degli ostaggi detenuti a Gaza. Il documento descrive omicidi deliberati di civili, violenze fisiche e sessuali, uccisioni di sequestrati e detenzione illegale degli ostaggi, definita una grave violazione del diritto internazionale. Amnesty ricorda di avere già raccolto prove del carattere genocidario della campagna militare israeliana a Gaza e di considerare il sistema di apartheid imposto ai palestinesi un crimine contro l’umanità. In questo quadro di violazioni diffuse il bilancio umano continua a salire. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, i morti dall’inizio della guerra hanno superato quota settantamilatrecentosessantanove, pari a una vittima ogni trentatre abitanti della Striscia, mentre i feriti sono oltre centosettantunmila. Dall’entrata in vigore del cessate il fuoco, l’undici ottobre, gli attacchi israeliani hanno ucciso almeno trecentottantadue persone.

Altri fronti

La guerra provoca scosse anche fuori da Gaza. In Siria i media locali segnalano nuove incursioni israeliane nella regione di Quneitra e sulle alture del Golan, dopo un recente scontro a fuoco con uomini armati non identificati e bombardamenti con droni che, secondo fonti di Damasco, avrebbero causato tredici morti civili. In Israele una decina di coloni ha tentato di entrare nella Striscia per piantare alberi in vista di nuovi insediamenti, prima di essere fermata dall’esercito, mentre il governo affronta un difficile braccio di ferro interno sulla legge che estende la leva obbligatoria agli studenti delle scuole religiose.

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