La Lituania ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale dopo l’avvistamento di numerosi palloni aerostatici provenienti dalla Bielorussia, sospettati di trasportare materiale di propaganda e potenzialmente strumenti di sorveglianza. La decisione, annunciata dal governo di Vilnius, riflette la crescente tensione lungo il confine orientale dell’Unione Europea e della NATO. Secondo le autorità lituane, i palloni sarebbero stati lanciati in modo sistematico nelle ultime settimane, attraversando lo spazio aereo e atterrando in diverse zone rurali. Se in passato episodi simili erano stati liquidati come “provocazioni marginali”, questa volta il governo ha scelto una risposta drastica, motivata dal rischio che tali dispositivi possano contenere sensori o sostanze pericolose. Il premier Ingrida Šimonytė ha parlato di “una minaccia ibrida” che si aggiunge alle pressioni migratorie e alle campagne di disinformazione già attribuite a Minsk. Lo stato di emergenza consente alle forze armate e alla polizia di rafforzare i controlli, limitare l’accesso alle aree di confine e intervenire con procedure straordinarie per la neutralizzazione dei palloni. La misura ha suscitato immediata attenzione a Bruxelles e a Washington, dove la vicenda è letta come un nuovo tassello della strategia di destabilizzazione perseguita dal regime di Aleksandr Lukašenko, stretto alleato di Mosca. Per la Lituania, piccolo Paese baltico ma con un ruolo cruciale nella sicurezza europea, l’episodio rappresenta un banco di prova della capacità di reagire a minacce non convenzionali. Se i palloni si riveleranno semplici strumenti di propaganda, l’allarme avrà comunque avuto un effetto politico: ribadire che ogni gesto proveniente da Minsk viene ormai interpretato come parte di un conflitto latente che si gioca non solo con armi tradizionali, ma anche con simboli e provocazioni.



