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Bullismo: la ferita invisibile che lascia segni profondi

giovedì, 11 Settembre 2025
4 minuti di lettura

Il bullismo è un fenomeno che troppo spesso viene minimizzato o frainteso, considerato erroneamente come una fase della crescita o una sorta di “rito di passaggio”. Ma il bullismo non è un semplice scherzo o una rissa tra bambini; è una forma di violenza ripetuta che colpisce non solo il corpo, ma anche la mente. Le cicatrici più dolorose non sono quelle visibili, ma quelle invisibili, che rimangono nell’anima di chi subisce attacchi costanti. Le sue ripercussioni sono reali, profonde e durature, e non si esauriscono con il termine della violenza fisica o verbale.

Molti di noi, da bambini, sono stati testimoni di situazioni di bullismo, o magari ne siamo stati parte attiva, senza capire pienamente la gravità della situazione. La vera sofferenza, infatti, non è sempre visibile. La vittima di bullismo può sembrare “normale” all’esterno, ma dentro di sé può portare ferite che, se non trattate, la accompagneranno per tutta la vita. Un sorriso forzato, un comportamento apparentemente “adattato”, non sono mai sufficienti a nascondere completamente il dolore psicologico che un’esperienza di bullismo lascia.

Cos’è il bullismo?

Il bullismo si manifesta attraverso attacchi ripetuti e asimmetrici: uno domina e l’altro subisce. Non si tratta di semplici liti o divergenze momentanee, ma di violenza intenzionale, mirata a umiliare, ferire, dominare. Può essere fisico, verbale, psicologico, sociale e, sempre più frequentemente, online. Il bullo non agisce sempre per odio diretto nei confronti della vittima; spesso il comportamento è un modo per compensare insicurezze personali, per ottenere consenso, per mostrare potere o, a volte, per mascherare proprie fragilità.

Il bullismo è anche insidioso nelle sue giustificazioni: “è solo ironia”, “lo fanno tutti”, “se l’è cercata”. Queste frasi, che spesso vengono usate per giustificare gli attacchi, sono pericolose e nascondono una verità scomoda: dietro ogni atto di bullismo c’è un abuso premeditato che mina la dignità della vittima. La verità è che ogni attacco, anche se mascherato da scherzo, è un atto di violenza psicologica e fisica che ha un impatto profondo sul benessere di chi lo subisce.

La mente della vittima

Il bullismo non lascia solo ferite fisiche. La vittima può soffrire di ansia anticipatoria, cioè paura del “domani”, di qualsiasi situazione che possa rivelarsi un nuovo attacco. Un altro effetto comune è la vergogna e l’auto-colpa: la vittima si convince, in molti casi, di meritarsi quello che sta vivendo. Il pensiero che “se l’è cercata” è un meccanismo psicologico che fa sentire la persona colpevole, indegna, e spesso incapace di reagire.

Questi sentimenti possono sfociare in un profondo isolamento sociale, che porta la persona a rinunciare a relazioni significative con gli altri. La continua sofferenza si manifesta anche nel calo del rendimento scolastico, nell’insonnia e nell’incapacità di concentrarsi. Ma la ferita più profonda non è quella fisica, bensì quella che colpisce l’identità e il senso di appartenenza. Le vittime di bullismo si sentono esclusi, diversi, e vivono un senso costante di inadeguatezza, come se non appartenessero al gruppo o alla comunità di cui fanno parte.

Il ruolo degli spettatori: l’indifferenza come complicità

Una delle dinamiche più drammatiche del bullismo è il ruolo degli spettatori. Spesso si crede che chi osserva una scena di bullismo senza intervenire sia solo un passivo spettatore. In realtà, la passività può essere altrettanto dannosa quanto l’atto stesso di bullismo. Ridere, ignorare o non intervenire rinforza il comportamento del bullo, alimentando la sua posizione di potere e perpetuando il ciclo di violenza. Gli spettatori, in realtà, hanno il potere di cambiare la norma sociale: se anche una sola persona decide di difendere la vittima o di alzare la voce, la situazione può cambiare radicalmente.

Questo è il motivo per cui l’educazione alla solidarietà è cruciale. La consapevolezza collettiva e l’impegno degli altri nel fermare il bullismo può interrompere il ciclo di violenza. La solidarietà non solo aiuta la vittima, ma crea anche un ambiente dove il bullismo non viene tollerato e dove i bulli non hanno più un pubblico di supporto.

Cosa fare in caso di bullismo?

Per la vittima, il primo passo è parlare. Non è mai facile, soprattutto quando la vergogna e la paura sono così forti, ma condividere il proprio dolore è fondamentale per fermare il ciclo. Parlare con un adulto di fiducia, raccogliere prove e chiedere protezione sono azioni necessarie per ottenere aiuto.

Per i genitori, il compito di ascoltare e validare il dolore del proprio figlio è essenziale. Spesso, i genitori non sono consapevoli della gravità della situazione fino a quando il danno psicologico non diventa evidente. È importante agire tempestivamente: contattare la scuola, richiedere un supporto psicologico e monitorare costantemente la situazione sono passi necessari per garantire la protezione e il benessere del proprio figlio.

Per i docenti e le scuole, l’attenzione deve essere massima. I professori devono osservare i segnali di disagio tra gli studenti, proteggere la vittima senza esporla ulteriormente e intervenire tempestivamente. Le scuole devono diventare luoghi dove il bullismo non è tollerato, con politiche chiare e azioni concrete per contrastarlo. Educare le nuove generazioni alla tolleranza, al rispetto e alla solidarietà è il miglior antidoto contro il bullismo.

Bullismo: non è “farsi le ossa”, è una violenza

Molti adulti, ancora oggi, tendono a minimizzare il bullismo, considerandolo una parte normale della crescita. In realtà, il bullismo è una violenza psicologica che può avere conseguenze devastanti a lungo termine: minaccia l’autostima, il benessere psicologico e le relazioni future della vittima. Non è mai una fase “necessaria” nella crescita di un bambino, ma una ferita che può avere effetti a vita.

Parlarne è già un atto di cura

Il primo passo per fermare il bullismo è parlare. Non possiamo più restare indifferenti. Il silenzio non aiuta, anzi proteggere il bullo attraverso l’indifferenza permette che la violenza continui. Creare spazi dove il bullismo non sia più un tabù, ma un problema da affrontare collettivamente, è essenziale. Solo quando saremo tutti pronti a vedere, ascoltare e intervenire, potremo davvero sperare di sconfiggere questa forma di violenza.

Il bullismo è una ferita invisibile, ma la cura comincia proprio quando decidiamo di non fare finta di nulla, quando scegliamo di vedere e di agire. Perché parlare è già il primo passo verso la guarigione.

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