La questione dei dazi americani continua a pesare sul settore agroalimentare italiano. A ribadirlo è stato Cristiano Fini, Presidente di Cia–Agricoltori Italiani, intervenendo ad Atreju, dove ha definito i dazi imposti dagli Stati Uniti “una misura ingiusta” che colpisce prodotti che l’Italia esporta “nel pieno rispetto delle regole”. “Dei dazi ne facevamo volentieri a meno – ha spiegato Fini – ma è chiaro che abbiamo cercato di combattere una battaglia che non è finita, perché sul vino dobbiamo ancora proseguire la negoziazione”. Il Presidente della Cia ha sottolineato come il settore sia presente sul mercato statunitense “seguendo tutte le norme”, motivo per cui “non si comprende la logica” alla base delle nuove tariffe.
Fini ha comunque distinto tra dazi considerati ingiustificati e dazi “legittimi”: “Il dazio è sbagliato quando colpisce chi rispetta gli standard. Al contrario, quando ci sono diritti violati e mancano regole ambientali come quelle che applichiamo in Europa, allora diventa uno strumento corretto”.
Il ruolo dell’Ue
Al centro dell’intervento anche il ruolo dell’Unione europea, giudicato non all’altezza del confronto con Washington. “Con gli Usa l’Ue non ha fatto una battaglia ad armi pari”, ha affermato Fini, auspicando un’Europa “a testa alta” capace di difendere con fermezza le proprie filiere produttive. “Probabilmente – ha aggiunto – siamo venuti meno al mandato”. Se l’impatto immediato dei dazi non si è rivelato “così devastante” come inizialmente temuto, il Presidente della Cia mette comunque in guardia sugli sviluppi del prossimo anno, quando il percorso delle tariffe americane “diventerà ancora più impattante”. Per questo, ha concluso, “serve un messaggio forte all’amministrazione Trump”, da esprimere però con una posizione comune: “Dobbiamo farlo come Unione europea. Ma ciò che oggi manca davvero è un’Europa forte”.



