Sei chiamato a cantare l’Inno alla finale di Coppa in diretta tv, lo sbagli e poi fai il pugno e urli No Justice, No Peace? La rete attacca Sylvestre, che chiamato alla finale di Coppa Italia a intonare l’inno di Mameli non ha saputo onorare l’impegno come Dio voleva, aggiungendo quel pizzico di politica che ha fatto ancora più danni.
Un’intera strofa sbagliata. E’ la prova dell’integrazione fallita per gli italiani su internet. Volevano mettere il ragazzo di colore
per essere il linea con il nuovo politicamente corretto? E’ la riflessione di molti, ma mancava l’orgoglio, la passione, l’entusiasmo.
Per molti col pretesto di sedurci all’antirazzismo, si è dato in pasto i simboli della nostra identità a chi la sottovaluta o comunque non la sente sua. Inutile dire che oggi il trend topic è #SergioSylvestre e che la maggior parte dei commenti non sono positivi e hanno il tenore appena descritto.
Ma attenzione. Eco cosa scriveva Sylvestre prima di cantare: “Sono molto emozionato, stasera canterò l’inno nazionale italiano prima della finale di Coppa Italia”.
E allora perchè subito la gogna mediatica, senza pensare che “le persone sono umane e che, in certe situazioni, l’emozione può creare un black out? Non c’è mancanza di rispetto. Ha peccato di troppa emotività” cinguetta un utente su twitter. Ma non mancano commenti ironici: “Non so se è Sylvestre che dimentica l’inno o questa tifoseria virtuale terribile coi volantini che si muovono”.
Certo che è che quell’alzare il pugno chiuso non basta a far diventare un interprete importante e sicuramente provoca ulteriori malumori. Anche perchè il problema non è tanto sbagliare l’inno d’Italia, non conoscendone le parole e quindi non riconoscendogli la giusta importanza, ma farne uno strumento di propaganda ideologica con il pugno alzato, quello sì che diventa spiacevole.
L’inno unisce tutti, non divide.
(Lo_Speciale)