A dieci anni dall’adozione del DM 70/2015, che ha definito per la prima volta standard nazionali per la rete ospedaliera, il Programma nazionale esiti 2025 (Pne) traccia un bilancio fatto di progressi significativi ma anche di persistenti criticità. Secondo il rapporto, il Servizio sanitario mostra capacità di miglioramento quando dispone di indicatori chiari e strumenti di monitoraggio, ma continua a essere segnato da forti disuguaglianze geografiche, con il Mezzogiorno in ritardo in molte aree cruciali della cura e dell’assistenza. L’edizione 2025 del PNE ha valutato 1.117 ospedali per acuti, pubblici e privati accreditati, attraverso un sistema di 218 indicatori, di cui 189 dedicati all’assistenza ospedaliera, dai volumi chirurgici agli esiti, dalla tempestività dei trattamenti ai tassi di ospedalizzazione evitabile. Il quadro generale mostra un sistema più capace di concentrare la casistica complessa e migliorare le performance cliniche, ma non in modo uniforme sul territorio
Il rapporto mostra avanzamenti nella razionalizzazione dei volumi, soprattutto nella chirurgia oncologica. Gli interventi sulla mammella eseguiti in centri ad alto volume sono passati dal 72% del 2015 al 90% del 2024; miglioramenti simili riguardano colon, prostata e polmone. Le resezioni pancreatiche crescono dal 38% al 54%, ma nel Sud restano ferme al 28% della casistica in strutture di riferimento. Peggiora invece la situazione per gli interventi isolati sul retto, con una concentrazione che scende dal 30% al 22% nel 2024,
Tempestività delle cure
Nel campo cardiovascolare, il 90% delle angioplastiche e degli infarti acuti è trattato in centri ad alto volume, mentre gli interventi di bypass coronarico risultano sempre più frammentati: solo 15 ospedali in Italia superano i 200 casi annui, contro i 23 del 2015. La rapidità degli interventi salva-vita migliora, ma non ovunque. La percentuale di pazienti con Stemi sottoposti a Ptca entro 90 minuti sale dal 57% del 2020 al 63% del 2024, con performance migliori al Nord e valori più bassi nel Mezzogiorno. Anche gli interventi per frattura del collo del femore entro 48 ore salgono dal 52% al 60%, ma molte regioni meridionali rimangono sotto gli standard richiesti.
Sul fronte dell’appropriatezza, si registra un calo dei tagli cesarei primari (dal 25% al 22%), anche se il Sud resta lontano dai parametri Oms (15%). Le episiotomie si dimezzano (dal 24% al 9%) e aumenta il ricorso al parto vaginale dopo cesareo, dall’8% al 12%. Nella colecistectomia laparoscopica, migliora sia la quota di interventi in day-surgery (dal 22% al 39%) sia la degenza sotto i tre giorni, oggi all’87% a livello nazionale.
Le eccellenze
Tra gli 871 ospedali valutati nel treemap, solo 15 strutture ottengono un punteggio alto o molto alto in sei o più aree cliniche. Si distinguono in particolare Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, con presenze significative anche in Toscana, Marche e Campania. Figurano tra le eccellenze, tra gli altri, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Humanitas di Rozzano, l’Ospedale di Mestre e l’Aou Federico II di Napoli
Il sistema di audit interno ha segnalato 198 strutture per criticità di qualità o di codifica, in calo rispetto all’anno precedente (239). La concentrazione maggiore dei casi si registra in Campania (51 strutture), Sicilia (43) e Calabria (12).
In miglioramento 68 strutture, distribuite in tutte le aree del Paese, che escono dal percorso di audit grazie al miglioramento della performance
Mininvasività e robotica
Il report documenta la forte espansione della chirurgia mininvasiva, soprattutto nell’urologia oncologica: l’approccio mininvasivo nella chirurgia della prostata passa dal 47% all’86% in dieci anni, con uso di robotica nell’83% dei casi. Aumenti rilevanti anche per rene, colon, retto e polmone. L’isterectomia rimane il principale intervento dove prevale ancora l’approccio open, pur raddoppiando la quota di tecniche mini-invasive (dal 8% al 24%),
Assistenza territoriale
Sul fronte extra-ospedaliero, il quadro è ancora eterogeneo. Restano marcate differenze Nord-Sud per tempi di trattamento, appropriatezza perinatale ed esiti a lungo termine di ictus e infarto. nLe ospedalizzazioni evitabili per Bpco scendono da 1,7% a 1,4%, mentre rimangono stabili quelle per scompenso cardiaco (2,5%). Le amputazioni nei pazienti diabetici risultano più frequenti nelle regioni meridionali, a conferma di una fragilità sanitaria strutturale del territorio.



