Il Ministero del Commercio cinese ha diffuso i dati relativi al mese di novembre 2025, evidenziando un calo del 28,6% dell’export verso gli Stati Uniti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di una delle contrazioni più pesanti degli ultimi anni, che conferma il deterioramento delle relazioni economiche tra le due potenze. Secondo gli analisti, il crollo è dovuto a una combinazione di fattori: nuove tariffe e restrizioni commerciali imposte da Washington, soprattutto nel settore tecnologico e manifatturiero; domanda interna americana in rallentamento, con consumatori più cauti e aziende che riducono gli ordini; diversificazione delle catene di approvvigionamento, con molte imprese statunitensi che hanno spostato la produzione verso Paesi come Vietnam, India e Messico. Il governo cinese ha definito il dato “preoccupante ma non sorprendente”, sottolineando che la strategia di Pechino punta a rafforzare i rapporti con altri mercati emergenti e con l’Unione Europea. Gli Stati Uniti restano comunque il secondo partner commerciale della Cina, ma la tendenza al ribasso appare consolidata. Nei primi undici mesi del 2025, l’export complessivo verso Washington è sceso del 18%, mentre le importazioni dagli USA hanno registrato un calo più contenuto (-9%). La crisi commerciale si inserisce in un contesto geopolitico teso: le dispute su Taiwan, la tecnologia 5G e la sicurezza nazionale hanno alimentato un clima di sfiducia reciproca. Alcuni osservatori parlano di una “nuova guerra fredda economica”, con conseguenze pesanti per l’economia globale. Il dato di novembre rappresenta un campanello d’allarme anche per le aziende cinesi, molte delle quali dipendono ancora in larga misura dal mercato americano. La sfida per Pechino sarà accelerare la transizione verso un modello di crescita più basato sulla domanda interna e sull’espansione in mercati alternativi.



