Alla vigilia della visita del presidente palestinese Mahmoud Abbas a Palazzo Chigi, il quadro mediorientale resta segnato da tensioni crescenti su più fronti. Ieri la polizia israeliana ha annunciato l’apertura di un’indagine sull’aggressione, avvenuta in Cisgiordania, ai danni di quattro attivisti – tre italiani e un canadese – colpiti da coloni estremisti. Secondo Haaretz l’indagine è stata avviata dopo la segnalazione dell’episodio, anche se non è ancora stata presentata una denuncia formale. L’Autorità nazionale palestinese parla di “terrorismo dei coloni” e accusa il governo israeliano di offrire protezione agli aggressori, chiedendo sanzioni internazionali. Parallelamente, secondo l’agenzia Wafa, le forze israeliane hanno arrestato ieri 11 palestinesi – in gran parte ex detenuti – nei villaggi di Al Lubban al Gharbi e Rantis, a nord ovest di Ramallah, dopo irruzioni in decine di abitazioni. Intanto nella Striscia l’esercito israeliano ha riferito ieri di aver ucciso due miliziani palestinesi che avevano oltrepassato la Linea Gialla nel nord di Gaza, definendoli una “minaccia immediata”. Nel quartiere di Zeitoun, a Gaza City, un altro palestinese è stato ucciso nei pressi della linea del cessate il fuoco. La Linea Gialla divide in due il quartiere, dove da settimane si registrano tensioni ricorrenti. A sud proseguono le operazioni a Rafah, dove l’esercito israeliano afferma di aver eliminato oltre quaranta combattenti di Hamas nell’ultima settimana e distrutto numerosi accessi ai tunnel. Restano in corso i negoziati sulla sorte dei miliziani intrappolati nella rete sotterranea: Hamas parla di 60–80 uomini, mentre l’inviato speciale americano Steve Witkoff a inizio novembre aveva stimato fino a 200 combattenti bloccati sotto Gaza. Il movimento islamista sollecita i mediatori a ottenere un corridoio sicuro, mentre il premier Netanyahu continua a escludere un salvacondotto. In questo quadro l’Egitto, paese mediatore, ha ribadito il suo rifiuto ad accettare una presenza prolungata delle Idf nella Striscia, “in nessun caso”, ha dichiarato il capo dell’intelligence dopo un incontro al Cairo con il direttore dello Shin Bet. Attualmente le forze israeliane controllano circa il 55 percento della Striscia.
Pressione su Hezbollah dal fronte siriano
Alle tensioni in Cisgiordania e Gaza si somma l’espansione delle operazioni israeliane nel sud della Siria. Negli ultimi giorni elicotteri e mezzi corazzati delle Idf sono stati avvistati nelle province di Suwayda, Daraa e Qunaytra, con brevi sconfinamenti attorno a Sayda al Golan e all’ingresso di al Hamidiyya, oltre all’installazione di posti di controllo temporanei tra Ayn al Bayda e Jubata al Khashab. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani si tratta della prosecuzione dell’operazione avviata a Beit Jinn, dove la scorsa settimana droni e caccia israeliani hanno colpito l’area dopo l’attacco di un gruppo armato locale, ferendo sei soldati israeliani e causando tredici morti civili: il bilancio più grave dall’inizio dell’occupazione del sud ovest siriano un anno fa. Delegazioni arabe accreditate a Damasco si sono recate ieri a Beit Jinn per porgere condoglianze ai familiari delle vittime. Israele accusa la Jamaa Islamiya, gruppo sunnita in passato vicino a Hezbollah, di essere dietro l’attacco, ma il movimento ha negato ogni coinvolgimento. Alcuni analisti libanesi ritengono che Israele stia tentando di costruire un corridoio militare dal sud della Siria al Libano meridionale, con l’obiettivo di accerchiare Hezbollah nella regione della Bekaa mentre si avvicina la scadenza dell’ultimatum imposto da Washington e Tel Aviv al governo libanese per il disarmo del movimento sciita.
Meloni accoglierà Abbas a Palazzo Chigi
Venerdì alle 15.30 la presidente del Consiglio Giorgia Meloni riceverà il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Un incontro politicamente sensibile, che arriva mentre aumentano gli attacchi ai cooperanti stranieri, Gaza resta in crisi umanitaria e le operazioni israeliane in Siria si intensificano.



