La congiuntura di fine anno racconta un’Italia dalle due velocità: mentre le imprese tornano a guardare con maggiore ottimismo ai mesi futuri, le famiglie mostrano un crescente senso di incertezza. È quanto emerge dalle nuove rilevazioni dell’Istat relative a novembre 2025. Secondo l’Istituto nazionale di statistica, l’indice di fiducia delle imprese è salito da 94,4 a 96,1, raggiungendo il livello più alto da aprile 2024. A trainare l’aumento sono in particolare i servizi di mercato, che passano da 95,1 a 97,7, e l’industria manifatturiera, che cresce da 88,4 a 89,6, raggiungendo il valore più elevato da giugno 2023. Bene anche il commercio al dettaglio, in miglioramento da 105,2 a 107,3. Più debole invece il settore delle costruzioni, dove il clima scende leggermente da 103,2 a 102,6.
Il rapporto segnala come, nell’industria, tutte le componenti dell’indicatore — ordini, scorte e attese di produzione — mostrino una dinamica positiva. Nei servizi, crescono i giudizi sull’attività e sugli ordini correnti, mentre risultano in lieve calo le aspettative sugli ordinativi. Nel commercio si registra un netto miglioramento dei giudizi sulle vendite, mentre le attese future sono leggermente in flessione.
Parallelamente l’Istat evidenzia prospettive favorevoli anche sul fronte degli investimenti: gli imprenditori del comparto manifatturiero indicano un’evoluzione positiva della spesa per investimenti sia nel 2025 sia nel 2026, spinti soprattutto dai “fattori tecnici”, come l’adeguamento tecnologico. Di segno opposto l’andamento del clima di fiducia dei consumatori, che scivola da 97,6 a 95,0, toccando il livello più basso da aprile 2025. Tutte le sue componenti risultano in arretramento: il clima economico cala a 96,5, quello personale a 94,5, mentre la percezione corrente passa da 100,2 a 98,6. Il giudizio più negativo riguarda le aspettative future, scese a 90,2. Pesa soprattutto l’aumento delle preoccupazioni per la disoccupazione e un peggioramento delle valutazioni sulle possibilità di risparmio.



