Nel mondo ogni dieci minuti una donna o una ragazza è uccisa dal partner o da un familiare. È quanto emerge dal rapporto 2024 pubblicato da UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime) e UN Women nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Secondo il documento lo scorso anno 50.000 vittime sono state assassinate in ambito domestico, pari al 60% degli 83.000 omicidi intenzionali che hanno colpito il genere femminile. La casa continua a essere il luogo in cui si concentra la quota più alta di violenza letale: un dato che resta fermo nonostante anni di programmi e iniziative globali.
Le differenze tra regioni mostrano uno scenario complesso: in Africa il tasso dei femminicidi commessi da partner o familiari arriva a 3 ogni 100.000 donne, seguito dalle Americhe (1,5), dall’Oceania (1,4), dall’Asia (0,7) e dall’Europa (0,5). Una distribuzione che conferma come la violenza domestica sia un fenomeno trasversale, con gradi diversi di intensità ma con lo stesso modello ricorrente: gli autori appartengono quasi sempre alla cerchia familiare o relazionale.
Il rapporto dell’ONU sottolinea anche il ruolo crescente della violenza digitale, che può trasformarsi in minacce, controllo e aggressioni offline. Le Nazioni Unite ricordano che la prevenzione richiede interventi tempestivi, sistemi di protezione efficaci e norme che riconoscano la continuità tra comportamenti online e condotte violente nel mondo reale.
Il quadro italiano
In Italia i nuovi dati Istat confermano una dinamica consolidata. Nel 2024 116 donne sono state uccise; 106 di questi omicidi sono stati classificati come femminicidi, pari al 91,4% del totale. La quota aumenta rispetto all’anno precedente (82,1%) e avvicina il Paese ai livelli più alti registrati nel 2020. Nel 93% dei casi, l’autore è una persona legata alla vittima: partner, ex partner o familiari.
Sessantadue femminicidi sono avvenuti all’interno della coppia, altri trentasette in ambito domestico. In trentasei episodi, l’uomo si è tolto la vita subito dopo l’omicidio. Le donne anziane risultano le più esposte: tra i 75 e gli 84 anni si concentra il tasso più alto di omicidi femminili. In oltre la metà dei casi le vittime vivono con l’autore. Un dato che conferma la natura relazionale della violenza, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione.
“Parità ancora lontana, va difesa ogni conquista”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha richiamato l’attenzione sul ritardo con cui il principio di parità continua ad affermarsi: “In ogni ambito della vita sociale e privata il mancato pieno riconoscimento dell’uguaglianza limita l’autonomia femminile e compromette la sicurezza delle donne”. Il Capo dello Stato ha ricordato il caso delle sorelle Mirabal, torturate e uccise nel 1960, oggi simbolo della Giornata internazionale. La loro storia, ha detto, mostra come “libertà e protagonismo delle donne siano conquiste da difendere ogni giorno”.
Il Capo dello Stato ha osservato inoltre che la violenza si manifesta anche attraverso strumenti digitali, che amplificano minacce, ricatti, linguaggi d’odio: “Il linguaggio ha un ruolo centrale: alimenta stereotipi e può legittimare comportamenti di dominio. Educare al rispetto significa prevenirne gli effetti”.
Anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni è intervenuto con un messaggio diffuso sui propri social: “La violenza sulle donne è un atto contro la libertà di tutti. È un fenomeno che dobbiamo contrastare senza sosta”. Il Governo, ha rivendicato, ha rafforzato il “codice rosso”, aumentato i fondi per centri antiviolenza e case rifugio, stabilizzato il reddito di libertà e intensificato campagne come quella dedicata al numero 1522.
Ma nello stesso tempo il Premier ha detto che gli interventi non sono sufficienti: “Dobbiamo continuare a fare molto di più, ogni giorno. Per proteggere, per prevenire, per sostenere. Nessuna donna deve sentirsi sola, minacciata o non creduta”.



