Cinquanta bambini sono riusciti a scappare dalla prigionia di un gruppo armato nello stato di Katsina, nel nord della Nigeria. La fuga è avvenuta durante la notte, quando i rapitori hanno abbassato la guardia e alcuni studenti hanno trovato un varco per raggiungere un villaggio vicino. Le autorità locali hanno confermato che più di 200 scolari restano ancora detenuti, in quello che viene definito uno dei più gravi rapimenti di massa degli ultimi anni. Le famiglie, radunate davanti alle scuole e alle stazioni di polizia, vivono ore di angoscia e chiedono un intervento immediato. Il governatore dello stato ha dichiarato che “l’operazione di salvataggio è in corso” e che l’esercito sta utilizzando droni e pattuglie per individuare i nascondigli dei rapitori. Tuttavia, la vastità del territorio e la presenza di fitte aree boschive rendono le ricerche estremamente difficili. Secondo gli analisti, il rapimento rientra nella strategia delle bande criminali che operano nel nord della Nigeria, spesso con legami con gruppi jihadisti, e che utilizzano i sequestri di massa per ottenere riscatti e rafforzare il controllo sulle comunità. La comunità internazionale ha espresso forte preoccupazione. L’UNICEF ha condannato l’accaduto, definendolo “un crimine atroce contro l’infanzia e il diritto all’istruzione”. Anche il Vaticano ha inviato un messaggio di solidarietà alle famiglie colpite. Intanto, la popolazione locale si mobilita: volontari e leader religiosi hanno avviato raccolte di fondi e campagne di sensibilizzazione per sostenere le famiglie e chiedere maggiore sicurezza nelle scuole. La vicenda riporta alla memoria il celebre sequestro delle ragazze di Chibok del 2014 da parte di Boko Haram, e conferma come il fenomeno dei rapimenti di massa continui a rappresentare una delle più gravi emergenze per la Nigeria. Un Paese sotto shock, che attende con ansia il ritorno dei bambini ancora prigionieri.



