Le forti precipitazioni, che in questi giorni hanno localmente colpendo porzioni di territorio, gonfiano i fiumi, che trasportano ingenti quantità di materiali verso le foci. L’azione delle centrali idrovore gestite dai Consorzi di bonifica (754 in Italia) non solo riduce il pericolo di esondazioni (il rischio zero non esiste a fronte soprattutto della violenza degli eventi atmosferici, dettata dai cambiamenti climatici), ma annualmente trattiene, grazie alle griglie di sbarramento, circa 1 milione di tonnellate di rifiuti, altrimenti destinati a terminare in mare con grave danno per l’ambiente e, in questi mesi, anche per l’economia turistica. A rendere nota l’eccezionale mole di rifiuti, raccolta dagli enti consortili aderenti, è l’Anbi, invitando alla collaborazione gli enti preposti, ma soprattutto facendo appello all’educazione dei cittadini.
“È un fenomeno pericoloso – precisa Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi – perché tali materiali possono diventare ostacolo al regolare defluire delle acque, aumentando grandemente il rischio idrogeologico; ciò è ancora più grave, perché gran parte del materiale raccolto non è conseguenza della forza della natura nei momenti di piena, bensì dell’incuria umana”. Per Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, “soprattutto in questo periodo, c’è chi mette sotto accusa la manutenzione dei corsi d’acqua, operata dai Consorzi di bonifica, invece di valorizzarne la funzione anche ambientale. Per questo riteniamo opportuno far conoscere la quantità di rifiuti raccolta durante l’ordinaria attività idraulica, svolgendo un servizio, i cui costi di smaltimento sono a carico dell’ente. Evitare strumentali polemiche rappresenta il primo passo per soluzioni condivise: accanto a maggiori controlli ed a campagne di educazione ambientale, proponiamo di avviare collaborazioni almeno per il recupero delle frazioni organiche, trasformabili in compost: sarebbe un piccolo esempio di economia circolare”. (Italpress)