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L’intelligenza artificiale che prevede il cancro al seno anni prima della diagnosi tradizionale

venerdì, 21 Novembre 2025
2 minuti di lettura

Negli ultimi mesi diversi gruppi di ricerca hanno presentato risultati che potrebbero ridefinire la prevenzione oncologica. Tra questi, uno dei più discussi è il modello di intelligenza artificiale in grado di identificare il rischio di sviluppare un tumore al seno fino a cinque anni prima che la malattia diventi visibile nelle mammografie tradizionali. La scoperta rappresenta un cambio di paradigma nella diagnostica.

Questi sistemi si basano sull’analisi di enormi database di immagini radiologiche, spesso superiori ai milioni di mammografie. L’algoritmo non cerca masse, distorsioni o microcalcificazioni già note: individua invece pattern morfologici minimi, variazioni di densità e micro-segnature strutturali che l’occhio umano non è in grado di rilevare. Questi elementi, invisibili anche a radiologi esperti, sembrano comunque correlare con una maggiore probabilità di sviluppo della malattia negli anni successivi.

A differenza dei modelli tradizionali di valutazione del rischio – come i test genetici mirati ai geni BRCA1 e BRCA2, l’anamnesi familiare o i sistemi di scoring basati su fattori clinici – l’intelligenza artificiale analizza direttamente il tessuto come se fosse un “genoma visivo”: un insieme di informazioni biologiche sedimentate nell’immagine stessa. Non predice se c’è un tumore ora, ma se il tumore ha probabilità di comparire nel medio termine.

I primi studi clinici indicano che l’accuratezza predittiva del modello supera quella dei metodi attualmente utilizzati per stimare il rischio individuale. Questo permetterebbe di differenziare in modo molto più fine il follow-up: non più screening uniformi basati sull’età, ma protocolli personalizzati in base alla predisposizione reale. Le pazienti identificate come ad alto rischio potrebbero essere seguite con intervalli più brevi, ecografie mirate, risonanze o strategie preventive farmacologiche già disponibili.

La prospettiva è particolarmente rilevante perché un’ampia quota di tumori al seno viene diagnosticata in donne senza mutazioni genetiche note e senza fattori di rischio evidenti. In questi casi, una previsione basata sul tessuto mammario stesso potrebbe colmare una lacuna diagnostica presente da decenni.

Accanto al potenziale clinico, emergono però questioni etiche e organizzative. Una previsione a medio termine può generare ansia e sovradiagnosi, fenomeni già conosciuti nella prevenzione oncologica. Sarà necessario definire con precisione come comunicare un rischio aumentato e come evitare percorsi inutilmente aggressivi per pazienti che non svilupperanno una malattia clinicamente rilevante.

Sul piano della privacy, la mammografia diventa un dato estremamente sensibile. Se i modelli di IA sono in grado di estrarre “segnature di rischio” da un’immagine, la protezione, la conservazione e l’uso dei database radiologici richiederanno normative molto più stringenti.

Anche il ruolo del medico è destinato a evolvere. L’intelligenza artificiale fornisce un’indicazione statistica, ma resta il clinico a interpretarla, integrarla e contestualizzarla nella storia della paziente. La decisione sul tipo di follow-up, sulle strategie preventive o sull’intensità degli esami rimane una responsabilità umana.

Nonostante le difficoltà, l’orizzonte è chiaro: ci stiamo muovendo verso una medicina in cui la diagnosi non intercetta solo ciò che è già presente, ma anticipa ciò che potrebbe presentarsi. È un passaggio concettuale importante, forse inevitabile, che apre a un nuovo modo di pensare la prevenzione oncologica. Se confermati su larga scala, questi modelli predittivi potrebbero ridurre i ritardi diagnostici, razionalizzare gli screening e, soprattutto, salvare vite.

La sfida dei prossimi anni sarà integrare queste tecnologie in sistemi sanitari già sotto pressione, assicurando equità, trasparenza e controllo sui dati. Ma la direzione è tracciata: l’intelligenza artificiale non sostituirà la prevenzione, la renderà più precisa. E forse per la prima volta ci metterà davvero in condizione di intervenire prima che la malattia inizi.

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