Una misura per la digitalizzazione, non senza ombre
La Legge di Bilancio 2025 introduce un ulteriore passo nella digitalizzazione dei controlli fiscali. Con l’articolo 1, commi 74 e 77, della legge n. 207/2024, il legislatore impone il collegamento obbligatorio tra registratori telematici e strumenti di pagamento elettronico. Dal 1° gennaio 2026, dunque, ogni transazione con carta dovrà essere comunicata in tempo reale all’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo è contrastare l’evasione legata agli incassi non dichiarati. Tuttavia, dietro l’intento di trasparenza, si cela un nuovo onere amministrativo e tecnologico per migliaia di piccole imprese, già alle prese con margini sempre più ridotti.
Come funziona il collegamento
Non si tratta di un collegamento fisico tra POS e registratore, ma di un’integrazione digitale gestita tramite un servizio online del portale Fatture e Corrispettivi. L’esercente dovrà associare, nella propria area riservata, la matricola del registratore telematico ai terminali POS di cui è titolare. Gli operatori finanziari trasmetteranno preventivamente all’Agenzia l’elenco dei dispositivi, facilitando così l’abbinamento. Da quel momento, ogni pagamento sarà automaticamente registrato e inviato, in forma aggregata, ai sistemi dell’Amministrazione finanziaria.
Scadenze e soggetti interessati
L’obbligo scatterà dal 1° gennaio 2026. Chi possiede POS già attivi dovrà completare la procedura entro 45 giorni dall’attivazione del servizio telematico. Per i nuovi strumenti, la registrazione andrà eseguita entro la fine del secondo mese successivo alla loro messa in funzione. Saranno interessati commercianti, artigiani, ristoratori e professionisti che emettono scontrini telematici. Restano esclusi coloro che operano in aree senza copertura dati o che emettono solo fatture.
Tra semplificazione e nuovi costi
Il Governo sottolinea come la misura non imponga nuovi apparati hardware, ma solo una connessione digitale, a costo zero. Tuttavia, molte attività dovranno aggiornare i propri registratori o sostituire i POS non compatibili. Per piccole botteghe e partite IVA si tratta di un ulteriore investimento obbligato, che arriva in un momento di contrazione dei consumi e di incertezza economica. Il rischio è che, ancora una volta, l’onestà fiscale venga garantita a prezzo della burocrazia e non della fiducia.
Controlli e prospettive
Le sanzioni per chi non si adegua variano da 1.000 a 4.000 euro, con la possibile sospensione della licenza in caso di inadempienza reiterata. Il sistema consentirà all’Agenzia di confrontare automaticamente gli incassi POS con gli scontrini, rafforzando i controlli automatizzati. È un passo avanti verso una pubblica amministrazione più digitale, ma occorre ricordare che l’equità fiscale non si costruisce solo con la tecnologia: servono semplificazione normativa e un fisco più amico delle imprese.



