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Boris Pistorius ministro della Difesa della Germania

Germania, svolta nella difesa: Berlino introduce il servizio militare volontario

venerdì, 14 Novembre 2025
1 minuto di lettura

La Germania si prepara a reintrodurre il servizio militare, ma in forma volontaria. Lo ha annunciato il ministro della Difesa Boris Pistorius, presentando un piano che punta a rafforzare la Bundeswehr in un contesto internazionale sempre più instabile. “Dobbiamo essere pronti a difendere la nostra democrazia e i nostri alleati,” ha dichiarato il ministro, sottolineando che la nuova misura non rappresenta un ritorno alla leva obbligatoria, ma un “modello flessibile e moderno di cittadinanza attiva”. Il programma, che entrerà in vigore nel 2026, prevede un periodo iniziale di sei mesi di addestramento, con la possibilità di estendere il servizio fino a 17 mesi. I giovani tra i 18 e i 25 anni riceveranno una lettera informativa e potranno candidarsi su base volontaria. L’obiettivo è reclutare fino a 15.000 nuovi volontari all’anno, con incentivi economici e percorsi formativi integrati. La decisione arriva in un momento di crescente pressione sulla NATO, con la guerra in Ucraina che ha riacceso il dibattito sulla prontezza militare europea. La Germania, che ha storicamente mantenuto un profilo prudente in ambito difensivo, ha già annunciato un aumento del budget militare e l’acquisto di nuovi sistemi d’arma. Il servizio volontario si inserisce in questa strategia di rafforzamento, ma con un occhio alla coesione sociale. “Vogliamo che i giovani vedano questo percorso non solo come un dovere, ma come un’opportunità,” ha spiegato Pistorius. Il governo ha escluso, per ora, il ritorno della leva obbligatoria sospesa nel 2011, ma non ha chiuso del tutto la porta a una sua eventuale reintroduzione in caso di emergenza. Le reazioni politiche sono state miste: i Verdi e i Liberali hanno accolto con favore la volontarietà del progetto, mentre l’opposizione conservatrice ha chiesto misure più incisive. Intanto, i vertici militari parlano di “passo nella giusta direzione”, ma avvertono: “Servono anche strutture, personale e una nuova cultura della difesa”.

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