Un forte appello alla responsabilità internazionale, alla cooperazione e al multilateralismo come unica via per garantire pace e sicurezza nel mondo. È questo il messaggio che Sergio Mattarella ha lanciato ieri da Vienna, in occasione del 25esimo anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, nota come Convenzione di Palermo. Davanti ai rappresentanti di oltre 180 Paesi, il Capo dello Stato ha difeso il ruolo dellʼOnu come cardine dell’ordine mondiale e argine contro la deriva dei conflitti permanenti.

Il Presidente della Repubblica ha ricordato come l’Organizzazione delle Nazioni Unite resti “uno strumento insostituibile di pace e di stabilità” e ha tenuto a sottolineare che indebolirla significherebbe mettere a rischio l’equilibrio internazionale costruito dopo la Seconda guerra mondiale. Il Presidente ha poi invitato a non cedere alle tentazioni di chi, di fronte ai limiti dell’istituzione, ne invoca lo svuotamento: “Non esistono alternative al multilateralismo, a meno di voler tornare a una visione primitiva dei rapporti tra i popoli”. Il Capo dello Stato ha elencato le molte sfide globali che rendono necessario un impegno condiviso: la crisi climatica, la rivoluzione tecnologica dell’intelligenza artificiale, la tutela della salute pubblica e, naturalmente, la lotta alla criminalità organizzata. Temi che, secondo Mattarella, non possono essere affrontati da singole nazioni ma solo attraverso un’azione coordinata e coerente sotto l’egida delle Nazioni Unite.
La riforma UN80
Il Presidente ha anche richiamato la riforma UN80 voluta dal Segretario generale Antonio Guterres, definendola “un passo nella giusta direzione”, ma ha auspicato una revisione più profonda dei meccanismi decisionali dell’Onu, a partire dal Consiglio di Sicurezza, la cui composizione riflette ancora gli equilibri del 1945. Solo aggiornando la rappresentanza e i poteri degli Stati membri, ha spiegato, sarà possibile rendere l’Organizzazione davvero efficace nel rispondere alle crisi contemporanee.

Particolarmente significativi i passaggi dedicati alla pace e al disarmo, in un contesto mondiale segnato da tensioni e minacce nucleari. Mattarella ha definito “inaccettabili” le recenti allusioni all’uso di armi di distruzione di massa, ribadendo la necessità di rafforzare il sistema internazionale di non proliferazione: “Il quadro geopolitico attuale richiede un rafforzamento dell’architettura del disarmo e non la sua demolizione”.
Un’ampia parte del suo intervento è stata dedicata al tema della lotta alla criminalità organizzata, nel segno dell’eredità di Giovanni Falcone, ideatore della Convenzione di Palermo. Mattarella ha ricordato come il magistrato siciliano avesse compreso per primo la portata transnazionale delle mafie e l’importanza della cooperazione internazionale per combatterle: “Il crimine organizzato può essere vinto solo se le istituzioni e la società riconoscono i doveri condivisi di responsabilità civica, a livello nazionale e sovranazionale”.
Lʼimpegno dellʼItalia
Il Capo dello Stato ha quindi rinnovato “solennemente” l’impegno dell’Italia contro le organizzazioni criminali, sottolineando che la lotta alla mafia rappresenta una responsabilità morale comune, “che appartiene alla comunità internazionale nel suo insieme e deve unirla”. La Convenzione di Palermo, ha spiegato, resta ancora oggi un punto di riferimento essenziale, “nata dalla consapevolezza che la criminalità transnazionale può essere affrontata soltanto con un largo concorso di forze”. Nel finale del suo intervento Mattarella ha richiamato l’esempio di Falcone e Paolo Borsellino, testimoni di un’etica pubblica che continua a ispirare le istituzioni e la diplomazia di polizia nel mondo.
Prima della cerimonia ufficiale, il Presidente ha visitato la mostra fotografica ‘L’eredità di Giovanni Falcone e Paolo Borsellinoʼ, allestita nel Polo delle Nazioni Unite di Vienna: un percorso di immagini che racconta il sacrificio dei due magistrati e il lascito morale che ancora oggi alimenta la lotta per la legalità.



