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Papa Leone XIV: “Cessate il fuoco, la pace è il vero modo per onorare i morti”

Il Pontefice invita a fermare le guerre e a riprendere il dialogo. Vicinanza alle Filippine colpite dal tifone e appello a una “cura responsabile della terra”. Nella celebrazione della Dedicazione del Laterano richiama la Chiesa a essere “cantiere di Dio e madre di misericordia
lunedì, 10 Novembre 2025
3 minuti di lettura

“Se si vuole veramente onorare la memoria dei morti di guerra, si cessi il fuoco e si metta ogni impegno nelle trattative”. Ancora una volta Papa Leone XIV è tornato a chiedere alle istituzioni mondiali di porre fine alle guerre in atto nel pianeta. E il suo nuovo appello per la pace lo ha fatto durante l’Angelus in piazza San Pietro. In una Città del Vaticano baciata da un sole di certo non ancora autunnale, ma più dal sapore primaverile, il Santo Padre ha dunque denunciato l’assurdità dei conflitti che continuano a seminare dolore e distruzione in diverse parti del mondo: “Nei giorni scorsi abbiamo pregato per i defunti e tra questi ci sono purtroppo tanti innocenti, civili, bambini, anziani, ammalati, vittime dei combattimenti e dei bombardamenti. Fermare la guerra è l’unico modo per ricordarli davvero, per restituire senso e dignità alla loro memoria”. Il Pontefice ha espresso la sua gratitudine “a quanti, ad ogni livello, si impegnano a costruire la pace”, sottolineando che “la pace non è mai frutto del caso, ma del coraggio e della volontà di dialogo”.

Vicino alle Filippine e all’Italia del Ringraziamento

Dopo la preghiera mariana il Vescovo di Roma ha rivolto un pensiero alle popolazioni delle Filippine, duramente colpite da un violento tifone: “Prego per i defunti, per i loro familiari, per i feriti e per gli sfollati”. Prevost ha poi ricordato che ieri la Chiesa italiana celebrava la Giornata del Ringraziamento, un momento dedicato alla riconoscenza per il dono della terra e del lavoro agricolo: ““Mi unisco ai Vescovi italiani nell’incoraggiare una cura responsabile del territorio, il contrasto allo spreco alimentare e la promozione di pratiche agricole sostenibili. Ringraziamo Dio per ‘sora nostra madre terra’, come diceva San Francesco, e per quanti la coltivano e la custodiscono ogni giorno”. Un concetto applaudito soprattutto da tante realtà agricole e associazioni impegnate nella tutela dell’ambiente, ieri presenti in Vaticano.

“Camminiamo nella gioia del Popolo di Dio”

Concludendo l’Angelus Leone ha rivolto un saluto ai pellegrini provenienti da tutto il mondo, dai giovani Gesuiti polacchi ai fedeli giunti da Spagna, Stati Uniti e numerose diocesi italiane.
Il Pontefice ha incoraggiato tutti a “camminare nella gioia di essere il Popolo santo di Dio”, ricordando che ogni cristiano è chiamato a costruire pace e fraternità nel proprio quotidiano: “Non lasciamoci vincere dallo scoraggiamento, ma impariamo a vedere il bene che cresce, anche tra le difficoltà. Il mondo ha bisogno di costruttori di speranza. Siamo chiamati a portare luce dove c’è oscurità, a edificare ponti dove ci sono muri, a far fiorire la pace nel deserto dell’odio”.

La Dedicazione della Basilica Lateranense

La giornata del Papa era iniziata con la celebrazione della Solennità della Dedicazione della Basilica Lateranense, cattedrale di Roma e “Madre di tutte le Chiese del mondo”. Nell’omeliaLeone ha ricordato che la basilica fu costruita nel IV secolo, per volontà dell’imperatore Costantino, e dedicata da Papa Silvestro I dopo l’Editto di Milano che concesse ai cristiani la libertà di culto: “Non celebriamo solo un monumento, ma un mistero vivo: la Chiesa è il corpo di Cristo, formato da pietre vive che siamo noi. Gesù è il vero tempio di Dio, e in Lui anche noi siamo chiamati a costruire comunità di misericordia, consolazione e pace”.
Sua Santità ha poi proposto una riflessione sull’immagine del “cantiere di Dio”, spesso utilizzata nel cammino sinodale: “Un cantiere è un luogo di lavoro, di creatività e anche di fatica. Così è la Chiesa: un popolo che cresce ogni giorno nella condivisione dei carismi e sotto la guida dei suoi pastori. Non bisogna scoraggiarsi davanti alle difficoltà: proprio nei momenti più complessi il Signore modella la sua Chiesa secondo i suoi disegni di salvezza”.
Rivolgendosi ai fedeli, il Papa ha esortato a non lasciarsi paralizzare dai limiti umani o dalle divisioni interne: “La santità della Chiesa non dipende dai nostri meriti ma dal dono di Dio, che continua ad abitare le nostre fragilità. La carità vissuta trasforma anche il volto della Chiesa, che è madre e casa per tutti”.

La liturgia

Il Pontefice ha dedicato parte della sua omelia anche al tema della liturgia, definendola “il cuore pulsante della Chiesa, il luogo in cui la fede diventa preghiera e la preghiera diventa vita. La cura della liturgia deve essere esempio per tutto il popolo di Dio: sobrietà, bellezza e partecipazione sono elementi essenziali. La bellezza, ricordava Sant’Agostino, è amore, e l’amore è vita. Chi si accosta all’altare della Cattedrale di Roma deve poter ripartire pieno della grazia con cui il Signore vuole inondare il mondo”.

Verso un Concistoro straordinario nel 2026

Secondo quanto riferito dal quotidiano cattolico ‘National Catholic Register’, Prevost avrebbe in programma di convocare un Concistoro straordinario dei cardinali per i giorni 7 e 8 gennaio 2026. L’incontro dovrebbe rappresentare un momento di riflessione collegiale sulle grandi questioni globali e sul futuro del cammino sinodale. Sarà l’occasione per approfondire temi centrali come la pace, la giustizia sociale, la tutela del creato e il ruolo della Chiesa nel mondo contemporaneo.

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