Quello che sta succedendo negli Stati Uniti d’America in questi giorni ci sta portando dritti a dire addio al sogno americano. E non è colpa di Trump, come vogliono far credere in molti. Il sogno americano svanisce perché il mondo è più globale e ormai sfugge completamente all’azione politica. La politica non è più quella che decide i destini del Mondo. Altri sistemi hanno preso i poteri e saranno loro, da ora in poi, a governare tutti i processi di sviluppo e di recessione mondiale.
Un sogno, quello americano, che si contrapponeva a quello Russo. Gioie e dolori d’altri tempi.
I nostri giovani non possono neppure più sperare in quel viaggio che sognavano i loro nonni in “mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar”. Stiamo precipitando in una galassia lontana dove tutto è social e la vita scorre sulle linee della connessione internet. Tutto sta andando verso un iperspazio dove realtà e sogno si mischiano in unico confuso virtuale pensiero. Vorremmo che Roberto Vecchioni scrivesse, ora, una canzone dove riprendesse il discorso del sogno, a lui molto caro, e che scrivere anche una canzone a quei ragazzi che ha tanto amato, dentro e fuori del suo liceo.
Abbiamo bisogno di concepire una realtà dove sogno e poesia siano gli ingredienti di un futuro da scrivere in onestà e competenza. Abbiamo bisogno di una politica in grado di rischiare in prima persona le sue scelte e di essere disposta a lasciare, se fallisce, il posto ad altri.
Vorremmo dire ai politici di oggi che Il potere è un non luogo; si sposta sempre più in là. Quando pensiamo di averlo raggiunto vediamo che si è spostato e lo rincorriamo di nuovo, all’infinito. Il vero potere sta nella capacità di agire per l’umanità intera, a prescindere, dal personale interesse.
È difficile commentare quello che sta succedendo in America. È solo la rabbia per un razzismo incontrollato oppure è qualcos’altro. Il vero dubbio è questo. E quel qualcos’altro ci imbarazza e ci lascia insonni.