Le elezioni per il sindaco di New York si tengono oggi 4 novembre 2025 e i sondaggi indicano un nome in vantaggio: Zohran Mamdani, 33 anni, deputato statale del Queens e volto emergente della sinistra progressista americana. Nato in Uganda da genitori indo-africani e di fede islamica, Mamdani incarna un profilo inedito nella politica cittadina: giovane, figlio di migranti, attivista e capace di parlare a un pubblico che tradizionalmente partecipa poco alla vita politica.
Tra pragmatismo sociale e idealismo civico
La sua piattaforma parte da una constatazione: vivere a New York è diventato troppo costoso. Mamdani propone di rendere la città più accessibile puntando su trasporti pubblici gratuiti, un piano di edilizia popolare, servizi educativi universali e incentivi per il commercio di quartiere.
Nel suo programma compare anche una visione ambientale molto concreta: scuole rinnovate con criteri energetici, cortili verdi, “supermercati municipali” nei quartieri più poveri. È una forma di ambientalismo sociale, che intreccia sostenibilità e giustizia economica.
Sul piano politico e internazionale, Mamdani si distingue per posizioni nette, anche quando scomode. Si è espresso apertamente su temi come il conflitto a Gaza, le politiche migratorie e la redistribuzione della ricchezza, sostenendo un approccio coerente con i valori del suo elettorato progressista.
Una campagna costruita sui social
Mamdani è anche il primo candidato a sfruttare in modo sistematico la comunicazione digitale. Mentre molti candidati li trattano come un megafono, lui li ha trasformati in una piazza aperta, dove discutere, spiegare e persino cambiare idea. I suoi video su Instagram e TikTok sono girati per strada, spesso nel Queens, tra autobus, studenti e negozianti. Parla in modo semplice, diretto, a volte ironico. Non sembra un politico che “comunica”, ma una persona che partecipa alla conversazione collettiva.
La grafica della sua campagna è ovunque: giallo come le MetroCard, blu come i Mets, rosso come i graffiti di Brooklyn. Ogni elemento visivo è riconoscibile e coerente: i cartelloni, i post, le magliette. È un linguaggio urbano, immediato, che ha reso la sua figura familiare anche a chi non segue la politica. Intorno a lui si è creata una costellazione di micro-community digitali, studenti, artisti, piccoli creator, che condividono contenuti, meme e storie.
Dietro questo successo, però, si nasconde una strategia raffinata: brevi video con frasi d’apertura che catturano l’attenzione, sottotitoli sempre presenti, inviti chiari all’azione (“vota”, “partecipa”, “porta un amico”). Mamdani non usa Internet per farsi pubblicità, ma per costruire una relazione.
Il consenso e le critiche
Gli analisti osservano che la forza di Mamdani sta nella capacità di mobilitare gruppi sociali diversi: giovani, inquilini, lavoratori dei servizi e minoranze etniche. Tuttavia, il suo programma viene giudicato da alcuni osservatori come troppo ambizioso e difficilmente sostenibile sul piano finanziario.
I detrattori lo accusano di eccessivo idealismo, mentre i sostenitori lo considerano l’unico capace di riportare l’attenzione sui bisogni reali dei cittadini.
Un laboratorio politico per l’America
A prescindere dal risultato, l’ascesa di Zohran Mamdani rappresenta un segnale interessante nel panorama politico americano.
Il suo profilo – musulmano, figlio di migranti, impegnato sui temi del welfare urbano e dell’equità ambientale – riflette la nuova composizione sociale di New York e, in parte, dell’elettorato democratico nazionale.
Le urne diranno se questo modello potrà tradursi in una vittoria elettorale o resterà un esperimento simbolico. Di certo, la sua campagna ha già ridefinito il modo in cui la politica può dialogare con la città e con Internet.



