mercoledì, 15 Gennaio, 2025
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Lettera aperta alla Ministra dell’istruzione On. Lucia Azzolina per raccontare come l’esigenza aguzza l’ingegno

Terreno ospitante è il Parco ADRIANO CALABRINI (dirigente artigiano 1919/2004) sito nel polo tecnologico del Comune di Roma, poco distante dal plesso scolastico di Setteville di Guidonia.

Gli spettatori sono 21 alunni del citato plesso , tutti in maschera, radunati in cerchio, equidistanti come da norme vigenti (metà maschi e metà femmine), al loro ultimo anno della scuola media.

A capo maglia del cerchio c’era la loro professoressa di scienze e di matematica, come riferitomi direttamente da lei.

Stamane (ndr. 8 giugno 2020) stavo facendo la mia consueta camminata mattutina nel parco Adriano Calabrini quando mi soffermai ad osservare che i suddetti personaggi non erano al centro del parco, tra gli arredi per il ristoro ed i giochi per i piccoli, a godersi una boccata d’aria normale e per trascorrere un paio d’ore fuori dalle mura scolastiche.

È noto a tutti, tra l’altro, che, da qualche mese, ormai, per l’epidemia da Coronavirus, le scolaresche non frequentano più le aule, ma seguono la ” didattica a distanza”.

Ed in effetti era proprio questa l’esigenza della riunione, cioè potersi vedere, almeno nell’ultimo giorno di scuola “de visu”, per un saluto collettivo ed un augurio per gli esami finali.

Era, in effetti, una lezione speciale, neanche di scienze e di matematica, ma una vera “lectio magistralis”.

Il tono della professoressa, con voce forte e chiara, si propagava oltre la barriera umana, tra il verde e silenzioso prato.

Leggeva in modo accorato sui fogli scritti da suo pugno, con la penna tradizionale (disse, prendendo fiato, che dovette cambiare anche penna, tanto aveva scritto). Analoghi fogli avevano tutti gli alunni che la seguivano, con le rispettive maschere sui loro volti, in religioso silenzio.

Sembrava un decalogo di raccomandazioni, di analisi della vita dell’uomo sulla terra, del suo ruolo, dei lavori difficili e faticosi per sopravvivere, di quelli nobili e più leggeri delle persone di cultura e delle modalità per affrontare i sacrifici.

Ho sentito citazioni e richiami a Indira Gandhi, a Madre Teresa di Calcutta, a Pirandello e ad altri personaggi.

Parlava di valori, dell’egoismo e dell’essere altruista.

Poi la voce, all’improvviso, si indebolisce, diventa improvvisamente rauca, quasi al pianto, quando chiama per nome ciascuno alunno/ ed alunna e per ognuno ha una frase di elogio, di ringraziamento e di incoraggiamento. Elogia di ognuno il modo, il loro apporto e mette in risalto l’impegno attraverso il quale ciascuno è riuscito superare le normali difficoltà personali e di interrelazioni.

Ha cercato, persino, di immaginare il loro individuale futuro, non solo come realizzazione nel mondo del lavoro e delle professioni, ma anche nel campo affettivo, nel ruolo di genitori, di adulti, della futura generazione che assiste e tutela i deboli, tra cui gli anziani, molti dei quali proprio coronavirus ci ha sottratto in anticipo.

Altro passaggio nobile della sua “lectio magistralis” è stato sia il suo personale “in bocca al lupo” per gli esami prossimi di maturità e sia per il vivo desiderio di volerli abbracciare singolarmente, non consentito dalla situazione contingente di emergenza sanitaria.

Ho esternato alla professoressa ed agli alunni il mio compiacimento per l’alto livello di sintonia tra docente e discenti, una dipendenza simile a quella tra il sole ed i suoi satelliti.

Mi ha immediatamente replicato ribadendo che era il contrario e che ognuno di loro rappresentava il sole per lei, nei quali si era sempre illuminata ed arricchita.

Signora Ministra non può che esserne orgogliosa.

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Angelica Bianco

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