Non solo da noi ci sono piazze di serie a e piazze di serie b. Piazze all’insegna della superiorità morale e del politicamente corretto e altre infestate da esseri inferiori. Ma ci sono anche pagelle “naziste” sui contenuti delle stesse: idee legittime e altre da demonizzare.
Questo è il vero razzismo (il pregiudizio), non quello di quattro scemi, legati a un folklore, buono solo per menare le mani negli stadi. Un razzismo reale e sostanziale che appartiene proprio ai “democratici”, ai progressisti, agli intellettuali, politici, giornalisti di grido etc. Basti vedere con che astio e livore ideologico si scagliano contro chi non la pensa come loro.
Ecco gli esempi. Scendono in piazza Lega, Fdi, Gilet arancioni, estremisti, e il circo liberal e radical si indigna, critica la violazione delle regole, l’assembramento irregolare, la mancanza di mascherine; il focus è la lesa maestà di manifestare il 2 giugno (festa che deve essere unicamente appalto dei professionisti dell’antifascismo), e l’affronto per l’opposizione al “regime del Coronavirus”, con i vari misteri connessi (che non saranno mai chiariti): le contraddizioni della comunicazione sanitaria, gli interessi occulti, gli effetti obbligati e obbligatori, a partire dai prestiti Ue.
Invece, quando gli assembramenti riguardano i centri sociali anti-Fontana, le folle intorno al presidente Mattarella, il 25 aprile, tutto legittimo, sacrosanto, nel nome delle libertà liberali e costituzionali repubblicane.
Adesso la nuova moda è l’indignazione planetaria per la morte di Floyd, un pornoattore con precedenti penali (ben inteso, nessuna giustificazione per gli eccessi della polizia). Le piazze di mezzo mondo si sono riempite (senza regole), sbandierando i diritti e la non discriminazione. In pochissimi hanno biasimato la guerra civile scatenata da orde di invasati che negli Usa hanno saccheggiato, devastato, rapinato banche, negozi, centri commerciali.
Ed è un continuo inginocchiarsi, come rispondendo a un ordine tribale venuto dall’alto (il potere dei social). Ma è assolutamente evidente che la questione non è razziale (tema comunque annoso), ma sociale, una bomba legata alla povertà che, aggravata dal contagio, è esplosa, partendo dal noto fatto di cronaca.
Come è evidente che si tratti di una mega-strumentalizzazione anti-Trump, per ciò che rappresenta e sta rappresentando la sua amministrazione: il sovranismo, il primato della nazione, la politica pro-life. Un modello pericoloso, diametralmente opposto alle lobby globaliste e laiciste. E all’indirizzo che pretendono di imporre all’umanità.
Domanda. Perché a parti inverse, non c’è stato nessun inginocchiamento da parte dei partiti, degli intellettuali, dei conduttori televisivi, delle folle urlanti nostrane, quando si è scoperta la verità su Pamela Mastropietro? La ragazza violentata, uccisa, fatta a pezzi da bestie che di umano hanno solo le blande fattezze?
Prima ragione. Perché era bianca, italiana, fragile, vittima della droga (da noi c’è una cultura che tende addirittura a normalizzarla, a legalizzarla o a minimizzarla: lo si vede per le numerosissime cause di morte per le strade).
Seconda ragione. Perché i responsabili (Oseghale in testa), erano di colore, spacciatori, nigeriani, immigrati, clandestini. Un messaggio politicamente, culturalmente scorretto, considerando il pensiero unico che deve idolatrare ogni migrante e integrare l’Africa a “prescindere” (direbbe Totò).
Ecco, non ne possiamo più della retorica e dei professionisti delle idee. Della retorica democratica, liberale, buonista, antifascista, antirazzista, sovranista, populista. E dei tanti, troppi, professionisti dell’umanità, professionisti dei diritti, della patria.
Sono solo veleni a comando, depistaggi di massa, fughe studiate per rimuovere i veri problemi e basse strumentalizzazioni ordite dalle caste dominanti. Col solito popolo-bue che segue. E si inginocchia.
(Lo_Speciale)