Decine di migliaia di persone si sono radunate, il 1° novembre, nella città settentrionale di Novi Sad per commemorare il primo anniversario del crollo della tettoia alla stazione ferroviaria centrale, che nel 2024 causò la morte di 16 persone, tra cui due bambini. L’evento, segnato da 16 minuti di silenzio, è stato anche una potente manifestazione di protesta contro il governo del presidente Aleksandar Vučić. La tragedia, avvenuta durante l’inaugurazione di una struttura ristrutturata con fondi cinesi, ha scatenato un’ondata di indignazione nazionale. Secondo i manifestanti, il disastro fu causato da corruzione sistemica, nepotismo e violazioni delle norme di sicurezza nei progetti infrastrutturali. A un anno di distanza, nessuno è stato ritenuto responsabile, e questo ha alimentato la rabbia popolare. La commemorazione si è trasformata in una mobilitazione studentesca senza precedenti: migliaia di giovani hanno marciato da Belgrado e da altre città, accampandosi per strada e dormendo in tende, dopo che le autorità locali si sono rifiutate di fornire riparo. “Non dimenticheremo. Non ci fermeremo,” hanno dichiarato i leader del movimento, che chiede giustizia, trasparenza e riforme democratiche. La manifestazione è stata pacifica ma tesa. Le forze dell’ordine hanno presidiato gli accessi alla stazione, mentre gli organizzatori hanno distribuito candele, fiori e cartelli con i nomi delle vittime. Alcuni cori hanno invocato le dimissioni del presidente Vučić, accusato di aver consolidato un sistema autoritario e opaco. Secondo Il Post e Sky TG24, l’anniversario ha riacceso il dibattito sulla sicurezza pubblica e sulla responsabilità politica, in un Paese dove la fiducia nelle istituzioni è in calo. La protesta di Novi Sad potrebbe segnare una nuova fase di mobilitazione civica, con i giovani al centro di una richiesta di cambiamento.



