“Viviamo in un mondo dominato da schermi e filtri tecnologici spesso superficiali, in cui gli studenti, per entrare in contatto con la propria interiorità, hanno bisogno di aiuto. E non solo loro”. Papa Leone XIV ha aperto cosi in piazza San Pietro il suo discorso agli educatori riuniti per il ‘Giubileo del mondo educativoʼ, per lanciare un monito contro la deriva di una tecnologia che “connette senza unire” e che rischia di sostituire il dialogo umano con l’automatismo digitale.
Il Pontefice ha parlato davanti a migliaia di docenti, studenti e operatori del mondo scolastico, definendo l’attuale contesto “un’epoca in cui la formazione rischia di ridursi a competenza tecnica, dimenticando la verità interiore”. “Anche gli educatori stanchi e appesantiti da compiti burocratici, possono perdere il senso profondo del loro servizio: cor ad cor loquitur, il cuore che parla al cuore”.
L’educazione come cammino interiore
Nel suo discorso dedicato al mondo dell’insegnamento il Vescovo di Roma ha scelto quattro parole chiave della pedagogia cristiana: interiorità, unità, amore e gioia, citando santʼAgostino: “Il vero maestro sta dentro. Le parole colpiscono le orecchie, ma è lo Spirito che istruisce internamente”. Per il Santo Padre la vera educazione non nasce dai programmi o dalle strutture, ma dall’incontro profondo tra persone: “La verità non circola attraverso suoni e corridoi, ma nel dialogo sincero tra docente e discente”. Richiamandosi alla sua esperienza di insegnante nell’Ordine di Sant’Agostino, il Pontefice ha indicato la ricerca condivisa della verità come cuore dell’esperienza educativa: “È un cammino fatto insieme, in cui chi insegna e chi apprende si scoprono compagni di viaggio, consapevoli di dover cercare ancora, anche dopo aver trovato”.
Soffermandosi sulla gioia dell’insegnamento, Leone XIV ha poi lanciato un allarme: “L’Intelligenza Artificiale, con la sua conoscenza fredda e standardizzata, può isolare ulteriormente studenti già soli, dando loro l’illusione di non aver bisogno degli altri”.
E ha aggiunto: “Danneggiare il ruolo degli insegnanti significa ipotecare il futuro. Una crisi della trasmissione del sapere porta con sé una crisi della speranza”.
Ai giovani un invito a partecipare e camminare insieme
Successivamente il Pontefice ha incontrato i membri dell’‘International Youth Advisory Bodyʼ, l’organismo del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Ai giovani ha rivolto tre parole guida: partecipazione, sinodalità, missione: “L’autentica partecipazione ecclesiale nasce dalla vicinanza al Cuore di Cristo, non da logiche ideologiche o di appartenenza. Chi prega e vive con Gesù comincia a sentire come Lui sente: nulla gli è estraneo, nessuna persona gli è indifferente”. Riguardo alla sinodalità, Leone XIV ha indicato la necessità di una fede vissuta insieme, non relegata ai social network: “Molti giovani si avvicinano alla fede online, ma la fede digitale rischia di restare disincarnata, chiusa in un’esperienza individuale. Gli algoritmi creano una cassa di risonanza che isola. Ma la fede vera si vive nel corpo della Chiesa, nel contatto reale, nella condivisione concreta”.
Sul tema della missione, il Papa ha esortato i giovani a non temere la novità: “La missione richiede libertà dalle paure. Il Signore ama chiamarci su strade nuove. Voi potete essere maestri di creatività e coraggio”. Ha poi incoraggiato i membri del gruppo a portare nelle istituzioni ecclesiali “la voce dei giovani più deboli, dei poveri, dei rifugiati, di chi è solo”, affinché “la Chiesa ascolti non solo chi ha successo, ma chi vive ai margini”.
Alle università cattoliche dell’America Latina e dei Caraibi
Nel terzo intervento di giornata, nella Sala Clementina, il Papa ha incontrato i rappresentanti dell’Organizzazione delle Università Cattoliche dell’America Latina e dei Caraibi (Oducal). Lʼoccasione per ribadire il valore delle università come “luoghi di incontro tra fede e cultura”, invitando a difendere la vocazione originaria dell’istituzione universitaria: “La Chiesa ha dato vita alle prime università del continente per formare menti e coscienze aperte al Vangelo, dove l’intelligenza e la fede si aiutano reciprocamente a comprendere la verità dell’uomo”. Le università cattoliche, ha spiegato, devono essere “percorsi della mente verso Dio”, capaci di educare “persone con pensiero critico, cuore di fede e impegno per il bene comune. Solo così il sapere diventa servizio alla società e strumento di fraternità universale. La cultura non può essere ridotta a specializzazione: deve restare ricerca di senso e di speranza”.



