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Ridurre gli alunni per classe: una sfida di civiltà per restituire qualità, inclusione e dignità alla scuola italiana

martedì, 28 Ottobre 2025
1 minuto di lettura

Cosa prevede la proposta di legge

La proposta di legge popolare “Non più di 20 per classe” introduce un principio semplice ma rivoluzionario: nessuna aula potrà superare i 20 alunni, con un tetto di 18 se è presente uno studente con disabilità e di 15 in caso di più studenti con disabilità. Il limite minimo viene fissato a 14 alunni, per evitare accorpamenti forzati e la chiusura dei piccoli plessi, soprattutto nei comuni montani e nelle isole minori.
Il testo prevede inoltre un dirigente scolastico ogni 400 studenti (200 nei territori più isolati), e un rafforzamento del personale ATA. La copertura economica – circa un miliardo di euro nel triennio 2026-2028 – verrebbe garantita attraverso una revisione dei fondi destinati alle scuole paritarie non impegnate nell’inclusione.

Una risposta concreta alle “classi pollaio”

Le cosiddette “classi pollaio” rappresentano da anni una ferita aperta nel sistema scolastico. In molte scuole si superano i 30 studenti per aula, rendendo impossibile la personalizzazione della didattica e la reale attenzione ai bisogni educativi speciali. Eppure, nonostante la costante riduzione degli iscritti – circa 100.000 in meno ogni anno – il numero medio di alunni per classe resta invariato.

Ridurre la dimensione delle classi non è solo una misura di buon senso, ma un investimento sulla qualità formativa e sulla sicurezza, oggi spesso compromessa in aule sovraffollate.

Le origini del problema

Le radici risalgono al 2008, quando, in nome della “razionalizzazione della spesa pubblica”, furono tagliati oltre 130.000 posti tra docenti e personale ATA. Quella stagione, pur motivata dall’esigenza di contenere i costi, ha lasciato un’eredità difficile: meno insegnanti, più alunni per classe e una scuola progressivamente impoverita. Oggi quegli effetti si sommano al calo demografico, aggravando una crisi di sistema che mina il diritto all’istruzione di qualità.

Inclusione negata e sentenze emblematiche

Il sovraffollamento colpisce soprattutto gli studenti con disabilità. Alcuni istituti arrivano perfino a rifiutare nuove iscrizioni, appellandosi a limiti numerici interni. Ma la giurisprudenza è chiara: come ricordato dal Tribunale di Termini Imerese nel 2024, nessuna scuola può escludere un alunno con disabilità per motivi organizzativi.

Un’occasione per cambiare rotta

Questa proposta non è un’utopia ideologica, ma un segnale politico di responsabilità. In un Paese che spende solo il 4,1% del PIL per l’istruzione, contro il 4,7% della media europea, occorre tornare a investire sul capitale umano. Ridurre gli alunni per classe significa restituire dignità al lavoro dei docenti, sicurezza agli ambienti di apprendimento e attenzione ai territori dimenticati.

La denatalità non può essere un pretesto per nuovi tagli: deve diventare un’occasione per costruire una scuola più giusta, vicina alle famiglie e capace di formare cittadini consapevoli.

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