mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Salute

Il dramma dei non autosufficienti. Sono 3 milioni, la metà senza assistenza

Non appaiono in TV, non fanno parte di talkshow, non figurano in film e fiction, non votano, sono gli invisibili. Eppure esistono sono i 3 milioni di anziani non autosufficienti, che in Italia sono i grandi esclusi da tutto. La metà di loro non ha nemmeno la copertura dei servizi sociosanitari e sociali. Sono i numeri che inquietano, che spiegano benissimo lo stato di disagio di malati e famiglie. Dati, e problemi emergono dal rapporto Essity – Cergas Bocconi.

Lo studio per ampiezza, e temi, mostra la difficoltà di arginare un fenomeno dove lo Stato è latitante o, nei migliori dei casi approssimativo e indeciso. A fronte dei tre milioni di persone non autosufficienti, per dare loro assistenza si mobilitano circa 8 milioni di caregiver familiari che si auto-organizzano per compensare la mancanza di servizi di counseling e assistenza, a cui si affiancano quasi 1 milione di badanti tra regolari e non. Mentre, il tanto atteso aiuto delle tecnologie medico sanitarie stenta a decollare. “Tra i fattori che rallentano un pieno utilizzo di innovazioni tecnologiche nel settore, ci sono mancanza di risorse interne all’azienda e da finanziamenti esterni e i limiti imposti dalle normative vigenti”, si evidenzia nel rapporto.

A conti fatti sempre più over 65 diventano non autosufficienti. La popolazione invecchia, si stimano 2.847.814 persone, ma le risorse previste rimangono costanti. Il Rapporto nato dalla partnership tra Essity (azienda svedese che opera nel settore dell’igiene e della salute) e Cergas Sda Bocconi, è l’unico punto di riferimento, almeno su cifre, assistenza e problemi connessi, sull’innovazione e il cambiamento nel settore Long Term Care. Gli analisti puntano l’attenzione sulle difficoltà cui deve far fronte quello che il Rapporto definisce “esercito silenzioso” costituito da circa 8 milioni di caregiver familiari che si auto-organizzano per far fronte ai bisogni di assistenza dei propri cari non più autonomi, a cui si affiancano circa un milione di badanti”.

Il rapporto, il primo nel suo genere, mette in evidenza lo scollamento con cui cresce il bisogno di assistenza e di servizi per le persone over 65 non autosufficienti, senza che queste trovino adeguata risposta da parte di servizi pubblici e privati, al momento non in grado di stare al passo con le esigenze della popolazione. “Secondo i dati”, calcolano gli estensori del rapporto, “tassi di copertura del bisogno per anziani over 65 con limitazioni funzionali sono aumentati di pochi punti percentuali assestandosi intorno al 31% nonostante la stima di bisogno potenziale della popolazione sia aumentata di oltre 66 mila persone, tra il 2013 e il 2015”.

Le cifre mostrano uno spaccato ancora più difficile, se non crudele: Servizi sociosanitari e sociali coprono solo la metà della popolazione potenziale, “generando una situazione di sofferenza sia per anziani sia per caregiver, soprattutto alla luce del fatto che un caregiver su 5 è anziano a sua volta. Per far fronte a questa carenza di servizi”, si osserva nel rapporto, “i caregiver spesso si assumono un maggiore carico di responsabilità, diventando caremanager e quindi prendendosi carico di compiti in teoria propri di professionisti”. A fronte di ritardi di strutture pubbliche e private, le famiglie hanno di fronte un ventaglio di difficoltà crescenti e irrisolvibili.

“I trend di invecchiamento della popolazione pongono il tema anziani tra i più urgenti per le politiche pubbliche europee e soprattutto italiane”, ha spiegato alla presentazione del rapporto, Giovanni Fosti, Associate Professor of Practice di Government, Health and Not for Profit presso SDA Bocconi School of Management, . “I bisogni espressi dalle famiglie per i loro anziani sono sempre più ampi e complessi, ed è comprensibile che il welfare pubblico non riesca ad offrire una risposta completa”.

“Le soluzioni ‘fai da te’, fondate sul ricorso alle badanti, diventano sempre più diffuse e rendono isolate le famiglie”, aggiunge Elisabetta Notarnicola, Associate Professor of Practice, Divisione Government, Health e Not for Profit presso SDA Bocconi School of management. “È necessario avviare una nuova fase della risposta ai bisogni degli anziani, fondata sulla consapevolezza del fenomeno e dei dati che lo rappresentano, e su una re- interpretazione dei modelli di intervento per offrire servizi equi e sostenibili”.

Altro capitolo non meno problematico – talvolta decisivo – sono le coperture economiche da parte delle famiglie, per la gestione delle badanti. Secondo i numeri, le badanti regolari e irregolari in Italia sono 983.695, con una media di 14,2 badanti ogni 100 cittadini over 75. “Le famiglie attingono ai propri redditi e talvolta ai propri risparmi”, si evidenzia nel Rapporto “con l’obiettivo di cercare una modalità di assistenza 24 ore su 24, dal momento che rimangono soli nell’affrontare il loro bisogno”.Un punto di merito va all’Osservatorio che ha il pregio di mettere in chiaro i numeri e di fornire delle strategie per alleviare le sofferenze di malati e assistenti.

“L’Osservatorio soddisfa l’ambizione di essere un punto di riferimento per i principali operatori del settore sociosanitario, monitorandone lo sviluppo e interpretando idee per il futuro”, spiega Massimo Minaudo, Amministratore Delegato Essity Italia, “riteniamo fondamentale produrre conoscenza su cui avviare ragionamenti strategici e lungimiranti che anticipino le evoluzioni del settore. Obiettivo ultimo, di questo progetto come di tutta la nostra attività, è ricercare costantemente la migliore qualità in prodotti e servizi volti ad offrire la migliore assistenza possibile a lungo termine per gli anziani”.

La quota degli ultra75enni sul totale della popolazione, attualmente pari al 22,4%, nei prossimi 20 anni supererà il 29% e quella degli over 85 sarà oltre il 5%. L’indice demografico di dipendenza strutturale[1]supera il 55,5%, quello di dipendenza degli anziani[2]il 34%. Si incrementa anche l’età media della popolazione, che sfiora i 45 anni. La speranza di vita in buona salute alla nascita si attesta a 58,2 anni e quella senza limitazioni funzionali a 65 anni è pari a 13,7 anni per gli uomini e 14,1 per le donne, contro una media UE rispettivamente di 14,4 e 15,8 anni. Sempre a 65 anni la speranza di vita senza limitazioni funzionali è di 7,8 anni per gli uomini e 7,5 per le donne a fronte di una media europea di 9,4 anni per entrambi i sessi.

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