La Manovra finanziaria continua a far fibrillare il Centrodestra, con botta e risposta sempre più accesi tra gli alleati. Dopo il duello di giovedì tra Lega e Forza Italia, ieri è stata la volta dello scontro tra Antonio Tajani e Maurizio Lupi, che si rinfacciano responsabilità e retroscena sulla legge di Bilancio 2026, dall’intervento su banche e assicurazioni ai tagli per le metropolitane fino alla stretta sugli affitti brevi. “Le banche non sono mucche da mungere né nemici della società ai quali estorcere soldi”, ha detto il Vicepremier, rivendicando la propria contrarietà alla nuova tassa sugli istituti di credito e sulle compagnie assicurative. Lupi ha rilanciato ricordando che “nessuno nel Centrodestra pensa a banche e assicurazioni come mucche da mungere” e che Tajani “era al vertice e ha condiviso tutto”.
Botta e risposta
La scintilla è nata sulla nuova imposta che, secondo le stime, dovrebbe garantire oltre 4 miliardi nel 2026. Una misura che Forza Italia ha giudicato dannosa per l’economia, mentre Noi Moderati ha difeso come frutto di un accordo interno già formalizzato. Tajani, però, ha negato di aver approvato il provvedimento e in un intervento a ‘Economica’, la rassegna di Anpit a Roma, ha contrattaccato: “Lupi è un po’ Pinocchio, ma lo perdono. Ha detto che sapevo tutto, ma non sapevo nulla: né della tassa né dei tagli alla metro C, delle metro di Milano e Afragola, né dell’articolo 18 o della stretta sugli affitti. Non sono mai stati oggetto di discussione nella riunione”. La replica del leader centrista non si è fatta attendere: “Ringrazio Antonio, amo Collodi da quando ero bambino, ma nel racconto accanto al burattino c’è il grillo parlante. Ribadisco che sul contributo delle banche abbiamo discusso tutti insieme e analizzato ogni punto”.
Clima surriscaldato
Il clima nella maggioranza è surriscaldato da giorni. Le tensioni non riguardano solo l’imposta su banche e assicurazioni, ma anche la revisione della cedolare sugli affitti brevi, contestata da Forza Italia che teme un boom di ‘nero’ immobiliare, e i tagli ai fondi destinati alle metropolitane di Roma, Milano e Napoli. A ciò si aggiunge la protesta dei ministeri per le sforbiciate lineari richieste dal Mef. Da Palazzo Chigi si prova a spegnere l’incendio. Giorgia Meloni, rientrata ieri da Bruxelles, interverrà nel Consiglio dei Ministri di martedì per riportare la calma e chiedere uno stop ai duelli pubblici. Una certa “fisiologica fibrillazione” è ammessa, hanno spiegato fonti di governo, ma si vuole evitare che la dialettica interna degeneri in un logoramento dell’esecutivo. Il Premier è pronto a valutare aggiustamenti sulla Manovra, a partire dal capitolo sugli affitti: si ragiona su modifiche per evitare che un aumento della tassazione su Airbnb e piattaforme analoghe incentivi il sommerso. Sul fronte dei ministeri sarà invece aperto un tavolo tecnico con la Ragioneria generale dello Stato per ricalibrare i tagli.
Restano dunque diversi nodi da sciogliere e, mentre Tajani prepara emendamenti parlamentari, nel Centrodestra crescono le voci che chiedono correzioni: da Matteo Salvini a Francesco Lollobrigida, fino ai capigruppo Tommaso Foti e Alessandro Giuli. Il vero test di compattezza arriverà nelle prossime settimane, quando il testo entrerà in Parlamento. Nel frattempo, la sensazione diffusa è che lo scontro politico sulla Manovra sia appena iniziato.



