Sono 4,6 milioni i pensionati italiani, pari al 28,1% del totale, che hanno percepito nel 2024 un reddito da pensione inferiore a mille euro al mese. È uno dei dati resi noti dall’Osservatorio Inps sul casellario dei pensionati. Lo spaccato che emerge è quello di un sistema pensionistico dove una parte importante della popolazione anziana vive con assegni modesti, mentre una minoranza percepisce redditi molto più elevati. Un dato che l’Istituto nazionale di previdenza sociale scandaglia
fino ad arrivare alle zone finanziariamente più basse del sistema pensionistico dove c’è chi riceve 499,99 euro mensilie e altri con un importo poco sopra, ossia tra 500 e 999,99 euro, in tutto rappresentano l’8,8% dell’importo complessivo erogato per pensioni in Italia. In altri termini
queste due fasce pur rappresentando più di un quarto dei pensionati, alla fine percepiscono meno di un decimo della spesa pensionistica complessiva. Una sottolineatura non da poco. Ossia si è tra una disuguaglianza dove emerge in modo ancora più netto se si analizza la situazione per genere.
Le pensioni povere
Questo infatti il quadro che n’è emerge, tra le donne, il 34,5% percepisce una pensione inferiore a mille euro al mese, pari a circa 2,89 milioni di persone.Tra gli uomini, la percentuale scende al 21,4%, evidenziando un divario pensionistico legato ai percorsi lavorativi più discontinui e ai salari medi più bassi che hanno caratterizzato le carriere femminili nel passato.
Queste differenze riflettono non solo il gender gap retributivo, ma anche il maggiore impiego femminile in settori con retribuzioni inferiori e contratti part-time.
Chi sta sopra i 5 mila euro
L’altra faccia della medaglia l’Inps registra 450.067 pensionati (circa il 2,8% del totale) che percepiscono oltre 5mila euro al mese.
Pur essendo una quota numericamente ridotta, questi pensionati assorbono da soli il 10,2% del totale degli importi erogati, segno di una forte concentrazione della spesa in poche mani.
In 16.3 milioni con l’assegno
In Italia, nel 2024, i pensionati complessivi sono 16,3 milioni, con un sistema che continua a rispecchiare profonde disuguaglianze economiche e sociali.Le pensioni più basse sono spesso legate a: carriere lavorative discontinue o parziali. Lavori nel settore agricolo, domestico o autonomo con bassi contributi versati. Periodi di lavoro sommerso o non regolarmente dichiarato.
Le differenze di importo tra uomini e donne, e tra Nord e Sud del Paese, restano marcate: al Nord le pensioni sono mediamente più alte grazie a una maggiore stabilità occupazionale e retribuzioni più elevate.
Sostenibilità ed equità
Questi dati pongono al centro del dibattito politico e sociale la questione della sostenibilità e dell’equità del sistema pensionistico italiano.
Da un lato, è necessario garantire un livello minimo di reddito adeguato ai pensionati più fragili; dall’altro, occorre preservare la sostenibilità finanziaria dell’Inps in un contesto di progressivo invecchiamento della popolazione.
Le analisi dell’Osservatorio evidenziano dunque un’Italia a due velocità anche sul piano previdenziale: da una parte pensionati con redditi molto bassi, spesso donne o ex lavoratori autonomi, e dall’altra una minoranza con trattamenti elevati, spesso frutto di carriere lunghe e ben retribuite nel settore pubblico o privato.



