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Buono il compromesso del governo sul contributo dalle banche

Legge di Bilancio: esclusa la prima casa dall’Isee
venerdì, 17 Ottobre 2025
3 minuti di lettura

La decisione del Cdm di escludere la prima casa – come avevo proposto e sollecitato fin da questa estate – dal calcolo dell’Isee è da accogliere con grande soddisfazione: si tratta di una misura di grande equità sociale, che affronta finalmente una delle ingiustizie più gravi subite da migliaia di famiglie italiane e va nella direzione di tutelare la vera ricchezza degli italiani.
Sono tante le famiglie in condizioni precarie, spesso al limite della povertà, che proprio per aver acquistato con sacrifici una piccola abitazione, caricandosi di mutui difficili da sostenere, vengono oggi escluse da ogni forma di sostegno economico. È assurdo che il possesso della casa in cui si vive venga equiparato ad un indice di ricchezza e non al frutto di anni di lavoro e rinunce. Questa scelta del governo, dunque, segna un cambio di passo atteso da tempo e dimostra sensibilità verso strati deboli della società e verso chi non chiede assistenzialismo ma solo giustizia.
In tal modo il Consiglio dei Ministri affronta il drammatico problema di migliaia di famiglie in condizioni precarie e molto spesso, addirittura, sotto la soglia della povertà, che proprio a causa della proprietà di una piccola casa, acquistata con grandissimi sacrifici e caricandosi di rate di mutuo che difficilmente riescono a pagare a fine mese, si vedono privare di qualsiasi sostegno da parte dello Stato e degli enti locali. “Su questo fronte ci stiamo lavorando anche con il ministro Giorgetti. Molti bonus non arrivano alle famiglie del ceto medio perché c’è il benedetto metodo del calcolo dell’Isee – aveva detto al Meeting di Rimini Matteo Salvini -. E quindi se non hai un Isee abbastanza basso non hai il bonus per l’asilo, per l’affitto, per la bolletta della luce. Solo che l’Isee risulta alto se hai una casa di proprietà sei considerato ricco e sei eliminato. È una follia”.
Il paradosso, o meglio l’ingiustizia, è che sei fuori limiti anche se poi paghi rate mensili con grandi sacrifici, che si aggirano fino a 1.000 euro al mese per un mutuo trentennale ed anche a più lunga scadenza. Un esempio: una famiglia con 2 figli portatori di handicap, priva di reddito, salvo le pensioni di invalidità percepite dai figli, intestataria di un appartamento per il quale paga una rata di un mutuo di Euro 900/1000 mensili attualmente si vede respinta qualsiasi richiesta di agevolazioni in tariffe di acqua, luce, gas, tari, ecc. ecc. oltre tutti i bonus previsti dallo Stato e dai Comuni. Per questo fin dall’estate avevo sostenuto la proposta che ora saluto con soddisfazione.
Soddisfazione può essere anche espressa per l’accordo raggiunto tra le banche e l’esecutivo su un contributo da 4,5 miliardi di euro da parte delle banche come prelievo sugli extra profitti conseguiti in questi ultimi anni da tutto il sistema. Già in altri Paesi, come la Spagna e l’Ungheria , i governi hanno chiesto alle banche e ai grandi gruppi finanziari un contributo straordinario per finanziare misure sociali a favore di famiglie ed imprese e calmierare gli effetti della crisi. È una linea corretta che l’Italia dovrebbe sempre seguire, anche per riequilibrare un divario crescente tra l’enorme redditività degli istituti di credito e le difficoltà di chi ogni giorno deve far quadrare i conti.
La politica dei tassi zero della Bei di Draghi aveva, da un lato, favorito i mutui e le famiglie con rate calanti e con spinta del mercato immobiliare, ma aveva subito, dall’altro, trovato pronte le banche, pur con gli spread invariati sui mutui, ad azzerare ogni forma di remunerazione delle giacenze di conto, lasciando però invariati i tassi sugli impieghi. Questo senza contare l’aumento continuo delle commissioni, delle spese di tenuta conto e di ogni altra “prebenda” applicati ai correntisti.
Quando i tassi euribor sono risaliti, le rate di mutuo sono subito schizzate in alto, penalizzando famiglie, mentre le banche si sono affrettate ad aumentare i tassi sugli impieghi alle imprese, lasciando sempre a zero la remunerazione dei depositi. In tal modo si è ulteriormente allargata la “forbice” fra tassi attivi e passivi, facendo conseguire enormi profitti a tutto il sistema bancario che nell’ultimo triennio hanno raggiunto oltre 130 miliardi, consentendo anche il risanamento ed il rilancio di Banche, come il Monte Paschi, che finalmente dopo anni di perdite poteva ritornare in utile e, addirittura, proporsi come banca aggregante.
Gli utili realizzati dalle Banche italiane nel solo anno 2024 ( ma anche il 2025 è andato bene ) ammontano ad oltre 46 miliardi di €uro. Si tratta di un fiume di denaro che però resta in gran parte immobilizzato, non trovando sbocchi nell’economia reale; si tratta di soldi veri che restano nei forzieri delle banche senza creare nuova ricchezza. Per questo i banchieri sono indotti a lanciarsi in acquisti di banche italiane ed estere, incontrando, per la verità, le resistenze di autorità locali o governi nazionali.
Questi superprofitti, oggetto di “attenzione” ora da parte del Governo, hanno sempre trovato la strenua difesa da parte delle Banche, ma per questa legge di bilancio pare si sia trovato una equilibrata e concreta soluzione a seguito di incontri che si sarebbero svolti in un clima di collaborazione e di ricerca di una soluzione condivisa, …a differenza di quanto accadde nella precedente occasione.

Riccardo Pedrizzi

Riccardo Pedrizzi

Presidente Nazionale del CTS dell'UCID

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