Una violenta tempesta ha colpito New York nella mattinata di lunedì 13 ottobre, costringendo le autorità cittadine ad annullare la tradizionale parata del Columbus Day lungo la Fifth Avenue. Raffiche di vento fino a 90 km/h e piogge torrenziali hanno reso impossibile garantire la sicurezza dei partecipanti, tra cui centinaia di studenti, associazioni italoamericane e gruppi folkloristici. La cancellazione dell’evento ha riacceso il dibattito sulla coesistenza tra Columbus Day e Indigenous Peoples’ Day, celebrato in parallelo in diversi Stati americani. Mentre la comunità italoamericana ha espresso delusione per la mancata parata — considerata un simbolo identitario e storico — attivisti indigeni hanno colto l’occasione per rilanciare la richiesta di abolizione della festa dedicata a Cristoforo Colombo. “È tempo di riconoscere le ferite storiche e dare spazio alla verità,” ha dichiarato Tara Whitefeather, portavoce della Coalizione per i Popoli Indigeni, che ha organizzato una cerimonia alternativa nel Queens, sotto una tensostruttura improvvisata. “La pioggia ha fermato la parata, ma non il nostro messaggio.” Il sindaco di New York, Eric Adams, ha cercato di mantenere un equilibrio, dichiarando che “la città celebra entrambe le ricorrenze, nel rispetto delle diverse identità che la compongono”. Tuttavia, la tensione è palpabile. Alcuni membri del consiglio comunale hanno proposto di rivedere il calendario delle celebrazioni, mentre altri difendono la tradizione del Columbus Day come parte integrante della storia migratoria americana. Negli ultimi anni, sempre più Stati e città hanno sostituito ufficialmente il Columbus Day con la Giornata dei Popoli Indigeni, denunciando il ruolo di Colombo nella colonizzazione e nelle violenze contro le popolazioni native. New York, pur non avendo adottato formalmente il cambiamento, ospita eventi paralleli che riflettono una società in trasformazione.
