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Tregua a Gaza: comincia la liberazione degli ostaggi, Netanyahu: “Noi siamo pronti”. Summit senza le parti in conflitto

Terzo giorno di tregua, aiuti e profughi rientrano a Gaza City in macerie. Oggi a Sharm "vertice della pace" con al-Sisi, Erdogan, Trump e 20 leader tra cui Meloni, ma senza Israele, Hamas, Anp e Iran
lunedì, 13 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

Ieri la tensione diplomatica e militare in Medio Oriente ha raggiunto un ulteriore punto di svolta: un cessate il fuoco di tre giorni è entrato in vigore tra Israele e Hamas, mentre si intensificano i preparativi per il rilascio degli ostaggi e per la firma di un piano di pace che domani verrà formalizzato a Sharm el-Sheikh. Secondo un alto funzionario di Hamas, gli ostaggi vivi verranno liberati oggi in varie zone della Striscia di Gaza. L’informazione, riportata su Al-Araby Al-Ajeed e rilanciata dal Times of Israel, afferma che anche i corpi di chi è stato ucciso saranno trasferiti a Israele. L’accordo negoziato prevede infatti che tutte le persone tenute prigioniere, vive o decedute, siano consegnate entro le prime ore di oggi. Fonti vicine ai negoziati ribadiscono che Hamas ha ormai “completato i preparativi” e insiste sul rilascio di alcuni prigionieri di alto profilo (tra cui Marwan Barghouti e Ahmad Saadat) come condizione per l’avvio immediato delle liberazioni. Secondo la BBC, qualora Israele acconsentisse al rilascio di almeno due di questi leader, Hamas sarebbe disposta a compiere il gesto già oggi. Dal canto suo l’ufficio del primo ministro israeliano ha dichiarato che i prigionieri verranno rilasciati in un solo giorno, senza cerimonie macabre: saranno trasportati con veicoli comuni alla custodia della Croce Rossa, per poi essere riconsegnati alle forze israeliane nelle aree controllate a Gaza e trasferiti nel sud del Paese, dove si riuniranno con le loro famiglie. Il premier Benjamin Netanyahu ha affermato che Israele è pronto ad accogliere “immediatamente” tutti gli ostaggi. Intanto, il ministro della Difesa Israel Katz ha ordinato che vengano distrutti tutti i tunnel sotterranei di Hamas a Gaza: obiettivo chiave della fase successiva alla liberazione.

Trump, Israel, e il vertice di pace

Ieri la Casa Bianca ha annunciato che Donald Trump partirà verso la regione: è previsto un discorso alla Knesset, l’incontro con i familiari degli ostaggi e la partecipazione alla cerimonia di firma del piano di pace nella località egiziana. Secondo il programma, Trump arriverà domani mattina a Tel Aviv, volerà poi a Sharm e presiederà il summit con il presidente egiziano Al-Sisi. Tuttavia, né Israele né Hamas né l’Iran saranno invitati all’incontro a Sharm, che vedrà la partecipazione di circa 20 leader mondiali, tra cui la premier italiana e il presidente del Consiglio europeo. L’Autorità nazionale palestinese (Anp), assente dal piano Trump, non è stata invitata e ha chiesto un incontro privato con al-Sisi, che non ha risposto alla richiesta. Non prevista ufficialmente nel programma, ma secondo alcune fonti Trump potrebbe visitare uno degli ospedali che accoglieranno gli ostaggi appena liberati, se le condizioni lo consentiranno.

Ritorno alla normalità

Con il cessate il fuoco in corso, sono già 500 000 le persone che sono rientrate nella metà nord di Gaza, nonostante le città siano ridotte in macerie. Immagini diffuse questa mattina mostrano un mercato improvvisato tra le rovine della città di Gaza, un tentativo di recupero della quotidianità nel mezzo della devastazione. I valichi con l’Egitto hanno smesso di essere teatro solo di blocchi: 400 camion di aiuti sono entrati oggi a Gaza da Rafah, Kerem Shalom e Al-Awja (quest’ultimo riattivato per la prima volta da marzo). È prevista la consegna quotidiana di 600 convogli, secondo gli accordi negoziati. Parallelamente, molte famiglie palestinesi attendono con speranza la liberazione dei loro cari detenuti da decenni: è il caso della famiglia Shamasneh, che si prepara ad accogliere due figli incarcerati da 34 anni. “Abbracciare papà dopo così tanto tempo è indescrivibile”, dice la madre, tra lacrime e attese che sembrano non avere fine. Hamas ha però dichiarato ufficialmente che non intende partecipare al governo della Striscia nel dopoguerra: rivendica un ruolo politico interno, ma rinuncia a dirigere l’esecutivo post-conflitto.

Pace giusta

Dal Vaticano il cardinale Parolin ha ribadito il sostegno al principio dei “due Stati per due popoli”, auspicando che la pace possa fondarsi sulla giustizia per tutti. In Israele, il ministro della Sicurezza Itamar Ben-Gvir ha chiesto il blocco del rilascio di alcuni ergastolani palestinesi in Cisgiordania, previsti dall’accordo. La questione è ora all’esame dell’ufficio del premier.

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