Ieri Ursula von der Leyen ha parlato senza giri di parole: contro l’Unione è in corso “una guerra ibrida”. In plenaria a Strasburgo, la presidente della Commissione ha ricordato le recenti violazioni dello spazio aereo e i sorvoli di droni su siti critici in Belgio, Polonia, Romania, Danimarca e Germania. “La Russia vuole seminare discordia. Stiamo rispondendo con unità”, ha detto, citando l’intercettazione nei cieli estoni con piloti italiani NATO. Ma ha avvertito: non basta reagire, “dobbiamo dissuadere”, dotandoci “urgentemente” di una capacità strategica di risposta.
Per von der Leyen, lo strumento cardine sarà un sistema europeo anti-UAS: “Il Muro dei Droni è la nostra risposta alla realtà della guerra moderna”. L’obiettivo è individuazione, intercettazione e neutralizzazione rapide, con costi sostenibili rispetto all’impiego di caccia di ultima generazione contro minacce a basso costo. Bruxelles vuole un approccio “a 360 gradi”: protezione del fianco orientale e di quello meridionale, funzioni dual-use (dalle catastrofi naturali al contrasto della criminalità organizzata) e collaborazione stretta con l’Ucraina, considerata laboratorio di innovazione in questo campo.
Nel Parlamento europeo cresce quindi il fronte per un salto politico e materiale nella difesa comune. “O ci prepariamo a dissuadere Putin oppure finiremo per combatterci l’un l’altro”, ha ammonito il commissario alla Difesa Andrius Kubilius. Per Bruxelles, preservare la pace oggi significa alzare lo scudo: muro anti-droni, unità strategica e autonomia energetica, mentre la guerra ibrida bussa già alle porte.
Droni in Belgio
L’allarme droni non è teorico. In Belgio, Thales denuncia “un numero crescente” di UAS sopra lo stabilimento di Évegnée Fort (Liegi), unico in grado di assemblare e stoccare esplosivi per i razzi da 70 mm. La società chiede regole chiare per disturbare o abbattere i velivoli. Fenomeni analoghi sono stati segnalati nell’ultimo mese anche in Polonia, Romania, Germania, Norvegia e Danimarca. A Bruxelles si rafforza così la lettura di una campagna “coerente e in escalation”, condotta nella “zona grigia” della negabilità.
Stop a petrolio e gas russi entro il 2028
Sul fronte energetico, ieri gli ambasciatori dei 27 hanno dato il primo via libera politico alla legge che mira a chiudere entro il 2028 le importazioni di petrolio e gas dalla Russia. Il testo passa ora ai ministri, con voto atteso il 20 ottobre. Restano da definire aspetti tecnici—fra cui i controlli d’origine sull’LNG in arrivo nei porti Ue—ma il sostegno è ampio, nonostante le resistenze di Ungheria e Slovacchia. L’obiettivo: interrompere flussi che, prima dell’invasione su larga scala, coprivano il 45% del gas europeo (oggi circa il 12%).
Mosca respinge riparazioni e minaccia ritorsioni
Da Mosca, la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova bolla come “fuori dalla realtà” l’ipotesi Ue di far pagare alla Russia riparazioni all’Ucraina attraverso un maxi-prestito europeo. Il presidente della Commissione Difesa della Duma Andrei Kartapolov avverte che un’eventuale consegna di missili Tomahawk a Kiev provocherebbe “una dura reazione”, pur sostenendo che Mosca “sa come abbatterli”. E il vice ministro Sergei Ryabkov sostiene che lo slancio negoziale seguito al vertice Putin-Trump di metà agosto ad Anchorage “si è in gran parte esaurito”, attribuendo la responsabilità ai sostenitori europei di Kiev.
La guerra sul terreno
Nelle ultime 24 ore, secondo fonti ucraine, almeno cinque civili sono stati uccisi e 37 feriti in attacchi russi che hanno preso di mira infrastrutture energetiche in varie oblast. L’aeronautica di Kiev rivendica l’abbattimento di 154 droni su 183 lanciati; 22 i colpi andati a segno. A Chernihiv e Dnipropetrovsk colpite centrali e impianti di rete, con blackout per migliaia di utenti e richieste di risparmio elettrico in vista dell’inverno. Dtek segnala “danni gravi” a una Tpp e due operai feriti. Bombardata anche Kherson: due morti nel quartiere Korabelny. Sul fronte opposto, tre vittime sono state riportate nella regione russa di Belgorod dopo un attacco missilistico attribuito a Kiev. In serata, un drone ha colpito una torre di raffreddamento della centrale nucleare di Novovoronezh: l’Aiea ha confermato “nessuna conseguenza per la sicurezza” e “nessuna variazione nei livelli di radiazione”, ricordando che gli impianti nucleari “non devono mai essere attaccati”.