Il miliardario populista Andrej Babiš ha vinto le elezioni parlamentari in Repubblica Ceca, segnando un ritorno politico che potrebbe ridisegnare gli equilibri interni ed europei del Paese. Il suo movimento ANO (Azione dei cittadini insoddisfatti) ha ottenuto circa il 35% dei voti, superando nettamente la coalizione di centrodestra Spolu, guidata dal premier uscente Petr Fiala, ferma al 22,6%. Pur non avendo raggiunto la maggioranza assoluta, Babiš si prepara a formare un governo cercando alleanze con forze euroscettiche e di estrema destra, come Libertà e Democrazia Diretta (SPD) e il movimento anti-ambientalista Automobilisti per se stessi. La nuova configurazione parlamentare riflette un profondo malcontento popolare, alimentato dalla stagnazione economica e dalle politiche di austerità del governo uscente. Babiš, già primo ministro dal 2017 al 2021, è una figura controversa: imprenditore miliardario, accusato di conflitti d’interesse e paragonato a Donald Trump per stile e retorica, ha spostato ANO verso posizioni sempre più radicali. Critico del Green Deal europeo e del sostegno militare all’Ucraina, ha però escluso un’uscita dalla NATO o dall’UE, distinguendosi dai suoi potenziali alleati. La sua vittoria preoccupa Bruxelles, che teme un ulteriore indebolimento del fronte europeista. Con 373mila profughi ucraini accolti, la Cechia è tra i Paesi più esposti alle tensioni geopolitiche. Il ritorno di Babiš potrebbe segnare una svolta illiberale, avvicinando Praga alle posizioni di Budapest e Bratislava. Il nuovo governo, se nascerà, dovrà affrontare una sfida cruciale: governare un Paese diviso, in cerca di stabilità, ma sempre più distante dai valori fondanti dell’Unione Europea.
