Martedì 30 settembre, il corpo dell’ambasciatore sudafricano in Francia, Emmanuel Nkosinathi Mthethwa, è stato rinvenuto davanti al Hyatt Regency Paris Étoile, nel XVII arrondissement della capitale francese. Aveva 50 anni. La notizia ha scosso profondamente il mondo diplomatico, gettando un’ombra di dolore e interrogativi sulle relazioni tra Pretoria e Parigi. La polizia francese aveva avviato le ricerche già da lunedì, dopo la denuncia di scomparsa presentata dalla moglie dell’ambasciatore. Secondo quanto riferito dalla procura di Parigi, la donna aveva ricevuto un “messaggio preoccupante” nella serata precedente. Mthethwa aveva prenotato una stanza al 22esimo piano dell’hotel, dove la finestra — progettata per non aprirsi completamente — risultava forzata. Gli inquirenti non escludono l’ipotesi del suicidio. Fonti vicine all’indagine confermano il ritrovamento di un biglietto d’addio, il cui contenuto non è stato reso pubblico. Il messaggio, secondo indiscrezioni, sarebbe stato scritto di suo pugno e indirizzato alla famiglia. La procura ha aperto un’indagine per chiarire le circostanze della morte, mentre le autorità sudafricane hanno espresso “profonda tristezza e shock” per la perdita di un rappresentante di alto profilo. La comunità internazionale ha reagito con cordoglio. Diversi leader mondiali hanno sottolineato l’importanza di garantire la sicurezza dei diplomatici in missione, mentre esperti di politica estera invitano alla cautela per evitare tensioni tra i due paesi. In un momento così delicato, la diplomazia è chiamata a farsi carico non solo del lutto, ma anche della verità.
