Ad agosto 2025 le vendite italiane verso i paesi fuori dall’Unione Europea hanno subito una forte frenata. Secondo l’Istat l’export, cioè il valore delle merci vendute all’estero, è sceso dell’8,1% rispetto a luglio. Anche l’import, cioè gli acquisti dall’estero, è calato del 7,1%.
Beni strumentali in difficoltà
A pesare sul dato sono soprattutto i beni strumentali, come macchinari e impianti usati dalle imprese, che hanno segnato un crollo del 16,7%. Male anche i beni di consumo durevoli, ossia prodotti destinati a durare nel tempo come auto o elettrodomestici (–9,4%), e i beni non durevoli, cioè quelli di uso immediato come alimenti e abbigliamento (–7,8%). Unico segnale positivo arriva dall’energia (+5,9%) e dai beni intermedi, ossia semilavorati destinati a entrare in altri processi produttivi (+2,2%).
La tendenza degli acquisti dall’estero
Sul fronte delle importazioni il calo più netto riguarda i beni di consumo non durevoli (–16,5%). In discesa anche i beni intermedi (–6,1%) e quelli durevoli (–5,1%).
Il bilancio trimestrale
Se si guarda al periodo giugno-agosto, l’export rimane sostanzialmente stabile (–0,1%). L’energia cresce del 21,2%, insieme a beni strumentali e intermedi. In calo invece i beni di consumo. Le importazioni nello stesso arco di tempo scendono dello 0,8%, con l’unica eccezione dei beni strumentali, in crescita del 3,5%.
Confronto con un anno fa
Il paragone con agosto 2024 mostra una flessione annua delle esportazioni del 7,7%, dopo il +9,9% registrato a luglio. A guidare la discesa sono i beni di consumo e i beni strumentali. Crescono invece energia (+23,7%) e beni intermedi (+1,9%). Le importazioni segnano un calo più lieve (–3,1%), ma aumentano del 23% i beni di consumo non durevoli.
Saldo commerciale in riduzione
Il saldo commerciale, cioè la differenza tra esportazioni e importazioni, resta positivo ma cala a 1,8 miliardi di euro contro i 2,8 miliardi di un anno prima. Il deficit energetico, cioè la differenza negativa tra import ed export di energia, scende a –3,6 miliardi dai –4,2 miliardi del 2024.
Le destinazioni più colpite
Le vendite italiane diminuiscono quasi ovunque. La flessione più pesante riguarda la Turchia (–26,1%) e soprattutto gli Stati Uniti (–21,2%), da sempre mercato strategico per le imprese italiane. In controtendenza crescono gli scambi con Regno Unito (+4,9%) e Svizzera (+4,7%).
Origine delle importazioni
Gli acquisti dall’estero crollano dal Regno Unito (–36,6%) e dai Paesi OPEC (–27,1%). In calo anche le importazioni da India, Cina e Paesi Mercosur. Invece aumentano in modo marcato quelle dagli Stati Uniti (+68,5%) e dai Paesi Asean (+13,6%).
Il commento dell’Istat
L’Istat sottolinea che la contrazione di agosto è dovuta in larga parte ai beni strumentali e di consumo non durevoli. Se si escludono le vendite eccezionali di navi avvenute a luglio, la riduzione sarebbe stata più contenuta, pari al 5,8%. L’istituto precisa che oltre metà della flessione annua dipende dal calo delle esportazioni dirette verso gli Stati Uniti.
La nota del governo
Sul tema è intervenuto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha voluto sottolineare un aspetto positivo: “Il piano straordinario per l’export funziona. Nel primo semestre del 2025 l’export italiano verso i Paesi extra UE registra una crescita dell’1,3%, che sale a +2% al netto dell’energia”.