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ISABELLA RAUTI, SOTTOSEGRETARIO ALLA DIFESA

Emergenza difesa europea. Rauti: “Siamo di fronte a una instabilità pervasiva globale”

Al convegno “Il programma Readiness 20230 e il crescente fermento per la sicurezza europea” alla Sala Zuccari del Senato promosso da Omnia Nos anche il sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti
giovedì, 25 Settembre 2025
2 minuti di lettura

Le dure critiche all’Europa di Trump nel recente intervento alle Nazione Unite e i provocatori sconfinamenti nello spazio aereo Nato da parte di Mosca rilanciano urgentemente il tema della difesa comune europea. Al convegno “Il programma Readiness 20230 e il crescente fermento per la sicurezza europea” promosso dal senatore Etelwardo Sigismondi e dall’Associazione Omnia Nos, presieduta dal generale Carmine De Pascale, la sottosegretaria alla Difesa, Isabella Rauti, ha parlato di “una instabilità pervasiva globale”, che non mette al riparo, direttamente o indirettamente, nessun territorio. “Sono tempi e venti di guerra cui non eravamo abituati. La pace non è più scontata, questo ci richiama a superiori responsabilità“, ha infatti dichiarato nel suo intervento, invitando a comprendere, senza allarmismi ma con realismo, come la spesa militare significhi investire in sicurezza, “perché non vi possono essere libertà e democrazia senza una cornice di protezione e garanzie“.

Al dibattitto è intervenuto anche il Generale Massimiliano Del Casale, già Presidente del Centro Alti Studi per la Difesa, che considera, dal punto di vista militare, irrealizzabile un esercito comune. Il modello di riferimento dovrebbe essere, a sua detta, quello della Nato, con una struttura centrale di controllo e comando che al momento l’Europa non ha. E poi resta il problema del reperimento dei fondi necessari per aumentare le capacità militari degli Stati membri. Il programma Readiness 2030, noto anche come ReArmEurope o Prontezza 2030, presentato a marzo 2025 dalla Commissione Europea, pone l’obiettivo di mobilitare investimenti significativi, fino a 800 miliardi di euro, attraverso la flessibilità dei bilanci nazionali e uno strumento di prestito da 150 miliardi di euro, chiamato Azione di sicurezza per l’Europa (SAFE), per rafforzare la difesa europea e ridurre la dipendenza da fornitori esterni, concentrandosi su tecnologie innovative come l’intelligenza artificiale, i droni e la cybersicurezza, e promuovendo gli acquisti congiunti di armamenti prodotti in Europa.

Le difficoltà italiane non sembrerebbero tanto legate alla “coperta corta” dei conti pubblici, quanto a pregiudizi ideologici. Lo ha dichiarato Matteo Richetti, membro della delegazione parlamentare italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato, intervenendo al convegno “Il programma Readiness 2030”. “In Italia tutti vogliono la sicurezza, ma nessuno vuole parlare di armi e ancora oggi, nel dibattito politico, non si può pronunciare la parola ‘riarmo’. Vorrei sapere se sugli 800 miliardi del piano ‘Readiness’, il nostro Paese accederà alla parte dei 650 miliardi previsti in deroga al patto di stabilità. Non lo sappiamo proprio, perché significherebbe dichiarare di investire in armi e questo in Italia, non riusciamo a dirlo“, ha commentato ilcapogruppo di Azione alla Camera, aggiungendo: “Di fronte alla crescenti tensioni internazionali e all’Europa che non è più in grado di difendersi da sola, nel nostro Paese si deve recuperare il gap in sicurezza, sotto il piano degli strumenti, della tecnologia, delle infrastrutture dual use. Nella prossima legge di Bilancio, come opposizione, sono favorevole a un investimento in difesa, in interoperabilità e messa in sicurezza del Paese: questi gesti devono cambiare i comportamenti della politica, mettendo da parte la propaganda che, invece, non ci porterà molto lontano“.

A lanciare l’allarme qualche giorno fa era stato anche il ministro delle Difesa, Guido Crosetto, che ha dichiaratoche “l’Italia non è pronta alla guerra”, non avendo investito più in difesa negli ultimi vent’anni. Per questo il nostro Paese, ha spiegato Isabella Rauti al Convegno, ha già chiesto 15 miliardi dai finanziamenti diretti del fondo Safe, da investire in personale, armi e logistica, ma anche in reti informatiche per far fronte alle crescenti minacce di guerra ibrida, che vanno dalla disinformazione ai cybercrime. Con questa richiesta ci collocheremmo al quinto posto per entità di debito tra gli Stati Membri, al primo posto la Polonia con un finanziamento diretto da 50 miliardi.

Cristina Calzecchi Onesti

Cristina Calzecchi Onesti

Giornalista ed esperta di comunicazione aziendale. Dopo esperienze in tutta la comunicazione, dagli uffici stampa alle Relazioni esterne, ai Rapporti istituzionali, per quasi dieci è stata assistente parlamentare, portavoce e spin doctor alla Camera e al Senato. Da sempre si occupa di politica, sociale, diritti civili e ambiente.

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