“Non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato, sulla vendetta. I popoli hanno bisogno di pace: chi li ama veramente lavora per la pace”. Ieri, in una piazza San Pietro gremita e assolata, con fedeli provenienti da tutto il mondo, Papa Leone XIV ha scelto nuovamente parole nette per denunciare la spirale di conflitti che insanguinano il pianeta. Il Pontefice ha rivolto un pensiero particolare ai rappresentanti delle associazioni cattoliche impegnate nella solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza: “Apprezzo la vostra iniziativa e molte altre che, in tutta la Chiesa, esprimono vicinanza ai fratelli e alle sorelle che soffrono in quella terra martoriata”, ha spiegato, ricordando che non esiste futuro costruito sulla vendetta o sulla logica del nemico.
Durante la messa celebrata invece nella chiesa di Sant’Anna in Vaticano, il Santo Padre ha affrontato un altro tema centrale: l’uso dei beni materiali: “La Chiesa prega perché i governanti siano liberi dalla tentazione di usare la ricchezza contro l’uomo, trasformandola in armi che distruggono i popoli e in monopoli che umiliano i lavoratori. Chi serve Dio diventa libero dalla ricchezza, ma chi serve la ricchezza ne resta schiavo”, ha ammonito.
L’indifferenza che uccide
Secondo il Vescovo di Roma la vera giustizia consiste nel trasformare la ricchezza in bene comune, mentre l’avidità la piega a strumento di potere. Un richiamo che riguarda la politica internazionale, ma anche la vita quotidiana di ciascuno, chiamato a scegliere se accumulare o condividere. “Interi popoli”, le sue parole, “sono oggi schiacciati dalla violenza e, ancor più, da una spudorata indifferenza, che li abbandona a un destino di miseria”. Per il Papa, accanto alle bombe e alle armi, è proprio l’indifferenza a rappresentare la minaccia più subdola, perché priva intere comunità di speranza: Davanti a questi drammi non vogliamo essere remissivi, ma annunciare con la parola e con le opere che Gesù è il Salvatore del mondo, Colui che ci libera da ogni male”.
All’Angelus, commentando il Vangelo di Luca, Leone ha invitato i fedeli a riflettere sull’amministrazione della vita e delle risorse: “Noi non siamo padroni di ciò che possediamo; tutto ci è stato affidato dal Signore. Saremo chiamati a rendere conto non dell’accumulo, ma della capacità di condivisione”.
L’appello ai governanti
Il riferimento alla parabola dell’amministratore disonesto diventa allora un invito a superare la logica dell’egoismo: Le ricchezze passano, ma ciò che resta è la capacità di costruire legami di fraternità e solidarietà”. Il Pontefice ha sottolineato che la tentazione di trasformare la ricchezza in strumento di dominio è oggi più forte che mai, in un contesto globale segnato dalle diseguaglianze: “Chi cerca la giustizia trasforma la ricchezza in bene comune; chi cerca il dominio trasforma il bene comune nella preda della propria avidità”, ha affermato, richiamando evidentemente la responsabilità dei leader politici.
Dopo l’Angelus, Leone XIV ha salutato i pellegrini provenienti dall’Africa, dall’Europa e dall’America Latina, soffermandosi su gruppi arrivati da Capo Verde, Polonia, Spagna e Portogallo. Ha rivolto un pensiero speciale ai malati di Alzheimer e di atassia, sottolineando che “la ricchezza più grande che abbiamo è la vita stessa, che ci è donata da Dio per essere condivisa”.