La Commissione europea ha presentato ieri il 19° pacchetto di sanzioni contro la Russia, alzando l’asticella su energia, finanza e tecnologie dual use. Ursula von der Leyen ha scandito la linea: “È venuta l’ora di chiudere i rubinetti del gas dalla Russia”. Nel pacchetto, secondo fonti Ue citate da Reuters, figura il divieto di importare Gnl russo a partire dal 1° gennaio 2027, un anno prima del previsto. In parallelo Bruxelles stringe le maglie contro l’elusione: per la prima volta le misure colpiscono le piattaforme crypto e vietano le transazioni in valute digitali utilizzate per aggirare i controlli. Arrivano inoltre nuove restrizioni all’export per beni e tecnologie “utilizzati sul campo di battaglia” e l’inserimento di 45 aziende russe e di Paesi terzi legate al complesso militare-industriale, con particolare attenzione ai droni. L’Alta rappresentante Kaja Kallas parla di “sanzioni incisive” e annuncia una proposta di “divieto totale di transazioni” per banche e istituti finanziari russi, anche se operano in Paesi terzi; stretta sui grandi operatori che facilitano l’elusione, sul sistema di carte russo e sui pagamenti rapidi; divieto di investimenti nelle Zone economiche speciali connesse allo sforzo bellico; estensione delle misure alla “flotta ombra” del petrolio con l’aggiunta di 118 navi. Resta però la variabile politica: per entrare in vigore, il pacchetto richiede l’unanimità degli Stati membri. Bruxelles ricorda che otto Paesi Ue — Belgio, Olanda, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Slovacchia e Ungheria — importano ancora gas o Gnl dalla Russia. Intanto da parte sua Londra amplia il proprio regime sanzionatorio: nel mirino l’azienda informatica russa Aeza Group, l’elicotteristica HeliCo Group, due petroliere legate all’export di greggio e gli uomini d’affari georgiani Levan Vasadze e Otar Partskhaladze. Le misure prevedono congelamento dei beni, divieti d’ingresso e interdizioni nei porti britannici; la blacklist navale sfiora ora le 300 unità.
Gli asset congelati
Sul fronte finanziario, si riaccende il dibattito sugli asset russi congelati: da Copenaghen il ministro delle Finanze tedesco Lars Klingbeil si dice pronto a valutarne un uso “più intenso” a sostegno di Kiev, mentre Christine Lagarde (Bce) ribadisce “preoccupazioni invariate” per gli effetti sull’euro e chiede testi scritti prima di pronunciarsi. Nella lettera ai leader Ue in vista del vertice di Copenaghen del 1° ottobre, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa sollecita “misure concrete” per una prontezza di difesa al 2030 e un sostegno ulteriore all’Ucraina “per una pace giusta e duratura”.
Violazione dello spazio aereo estone
Sui cieli d’Europa sale la tensione. Ieri Tallinn ha denunciato una “violazione senza precedenti” del proprio spazio aereo da parte di tre MiG-31 russi, rimasti per 12 minuti sul Golfo di Finlandia senza piano di volo né contatti radio. È la terza incursione contro un Paese Nato in pochi giorni, dopo i droni su Polonia e Romania. Secondo Politico, i caccia sarebbero stati respinti da F-35 italiani; il governo estone ha convocato l’incaricato d’affari russo. “Provocazione estremamente pericolosa”, ha commentato Kallas, mentre da Roma Antonio Tajani ammonisce: “Nessuno si fa intimidire, Putin eviti giochi pericolosi”. Il confronto si allarga al Baltico: l’ambasciatore russo in Danimarca accusa Copenaghen di usare l’isola di Bornholm per “minacciare la sicurezza russa”, dopo l’annuncio di un reggimento permanente con capacità antinave. Una narrativa speculare alla crescente postura difensiva dei Paesi nordici nel quadro Nato.
Guerra sul terreno
Sul terreno ucraino, la guerra non concede tregua. A Kostiantynivka, nel Donetsk, un attacco aereo russo ha ucciso cinque civili e danneggiato più condomini. Su Kiev, ondate di droni hanno interrotto linee di filobus e lasciato detriti in vari quartieri, secondo le autorità locali. Lo Stato maggiore ucraino aggiorna a 1.099.530 il numero di militari russi morti o feriti dall’inizio dell’invasione (dato non verificabile in modo indipendente), insieme a perdite di mezzi e velivoli su larga scala.
Energia e sicurezza: strategia Ue
Il cuore della strategia europea resta l’energia. “Le minacce all’Ue stanno crescendo; la Russia non vuole la pace”, ha detto von der Leyen nel presentare il pacchetto. La scelta di anticipare lo stop al Gnl al 2027 punta a ridurre la principale fonte di entrate del Cremlino, mentre si chiudono le scappatoie finanziarie e tecnologiche. Ma la prova decisiva sarà politica: coesione dei Ventisette, tempistiche di attuazione e capacità di reggere agli shock energetici residui in quei Paesi che ancora importano gas russo. Nei cieli baltici come nelle centrali elettriche europee, la partita resta aperta — e sempre più intrecciata tra sicurezza, economia e diplomazia.