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La questione abitazione è ora al centro del dibattito politico

sabato, 20 Settembre 2025
4 minuti di lettura

Al Meeting di Rimini il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha riportato al centro del dibattito politico il disagio abitativo soprattutto quello delle fasce più deboli della nostra popolazione ed in particolare quello dei giovani:. “Tra le priorità che affronteremo con Matteo Salvini c’è quella di un grande piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie – ha detto davanti ad una platea plaudente – perché senza una casa diventa difficile immaginare di costruire una famiglia”.

Alla leader di FdI si è aggiunto il Vice premier Matteo Salvini, indicando la necessità di intervenire su quella fascia di popolazione che non rientra nei criteri di sostegno: Bisogna guardare a chi guadagna tra i 30 ed i 60.000 euro perché l’Isee non fotografa bene la reale condizione economica delle famiglie”… “Stiamo lavorando anche su risorse private da mobilitare”.

Un programma per un “piano casa” è stato presentato il 17 giorno scorso in occasione del quinto tavolo sulla casa tenutosi al ministero delle infrastrutture.

Il governo, dunque, intende lanciare un programma per la prima abitazione a prezzi calmierati, con priorità per le giovani coppie. L’obbiettivo è duplice: da una parte, facilitare l’accesso alla casa di proprietà o in affitto in un mercato immobiliare caratterizzato da continui rincari e scarsità di offerta, dall’altro, incentivare la formazione dì famiglie e la natalità.

Cerchiamo ora di delineare lo stato dell’arte della situazione abitativa italiana.

L’Italia ha bisogno di tanti alloggi pubblici perché solo il 3,8% degli alloggi sono di proprietà pubblica, contro il 29% dei Paesi Bassi e della Danimarca, il 24% dell’Austria, il 16% della Francia; il prezzo delle case in vendita è sceso negli ultimi 15 anni, mentre gli affitti continuano a crescere a ritmi sostenuti, e per tanti giovani, il problema non è trovare il mutuo, ma affittare ad un prezzo accessibile e con un contratto stabile. L’ultimo rapporto trimestrale dell’Agenzia delle Entrate ha registrato l’acquisto di circa 164mila abitazioni da parte delle famiglie nei mesi da gennaio a marzo di quest’anno, con un incremento superiore al 10% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Nel 95% dei casi hanno però cambiato proprietà le abitazioni già esistenti, hanno riguardato prevalentemente compravendite tra privati. In meno di 10mila casi si è avuta l’offerta di nuovi alloggi sul mercato. Per lo stesso periodo l’Istat ha, però, rilevato un aumento dei prezzi del 4,5%; una levitazione che certo non amplia la platea delle famiglie che possono permettersi di acquistare una casa.

Anche sul mercato della locazione gli affitti sono lievitati: a marzo scorso, secondo l’Idealista, i canoni erano aumentati del 7,8% rispetto allo stesso mese del 2024. Particolarmente sentito è il problema degli affitti da parte degli studenti, essendo passati i prezzi di una camera da una media di 461 ad oltre 600 euro mensili. Secondo l’ultimo rapporto di Immobiliare, Milano pratica i prezzi più alti con 732 euro al mese, seguita da Bologna, Firenze e Roma. Eppure si contano circa 10 milioni le case non abitate in Italia con circa 600 mila persone(il 27 per cento) in lista di attesa per un alloggio popolare. E’ un quadro di disagio e di emergenza, che conferma le insufficienze dell’offerta di abitazioni sia la debolezza economica delle famiglie che l’assenza durante tutti questi anni di una vera politica per la casa Il 38° rapporto del Cresme sul mercato delle costruzioni 2025-2028 stima che mancano 250mila abitazioni.

Da un decennio oscilla intorno a quota 50mila il numero annuo di nuove abitazioni per la quali i Comuni rilasciano i permessi di costruire, ma per colmare il vuoto servirebbero almeno cinque anni.

Anche secondo Istat, nel primo trimestre di quest’anno i Comuni hanno autorizzato la costruzione di 11.958 nuove unità, un quinto in meno rispetto allo stesso periodo del 2024.

Un aumento di nuove costruzioni non basterebbe, comunque, perché i prezzi di vendita e i canoni di affitto restano proibitivi per le famiglie economicamente deboli.

Sono gli affitti quelli che fotografano sopratutto il disagio abitativo, in particolare per la lunghezza delle graduatorie per l’assegnazione delle case popolari per le famiglie più indigenti.

Non c’è un numero certo sul totale delle famiglie che vorrebbero diventare inquilini di una casa dei Comuni o degli Iacp (Istituti Autonomi Case Popolari); si calcola che le famiglie che hanno i requisiti per aspirare a diventare inquilini di un alloggio sono oltre 55mila nelle città più grandi.

Come si può vedere, si tratta di una vera e propria questione sociale, che richiede tanta finanza e nuove tipologie di interventi sia da parte dello Stato che dei privati, se si vuole far fronte alle disuguaglianze sociali e se si vuole offrire un contributo in termini di qualità ambientale. E’ evidente che non basterà più la sola leva urbanistica (quote obbligatorie e premialità), né la sola leva fiscale (con l’azzeramento o l’agevolazione di contributi e oneri): ma occorreranno finanziamenti agevolati (come quelli della Bei), l’impiego di capitali come quelli di Cdp e delle fondazioni bancarie e l’intervento pubblico anche con fondi di garanzia.

Per potere realizzare il piano nel suo complesso occorrerebbero 15 miliardi di euro, secondo una stima dei costruttori di Ance. Un simile importo sicuramente potrebbe avere un effetto positivo sull’intero mercato immobiliare sia dal punto di vista delle imprese edili, e non solo, che sull’occupazione e quindi sul PIL.

Si tratta però di applicare una strategia, sottoscrivendo un vero e proprio patto sociale tra politica e operatori, per fare entrare il tema “casa” nell’agenda politica come priorità da affrontare il più presto possibile nell’interesse di tutte le fasce della popolazione, sopratutto quelle più deboli, studenti, lavoratori, anziani, famiglie in situazione di disagio abitativo.

Bisogna perciò prevedere, tra le altre misure, il coinvolgimento di capitali istituzionali proprio per far fronte a questa emergenza abitativa, con il varo di un quadro normativo, fiscale e operativo, con un’azione coordinata tra pubblico e privato.

Bisogna riconoscere però che il problema della casa, prima dell’intervento del nostro premier Giorgia Meloni, non pareva essere nelle priorità del governo. Infatti la legge di bilancio 2025 non aveva finanziato nemmeno il fondo sociale per l’affitto e le risorse attualmente previste diluite per un arco di tempo di più anni sono appena 100 milioni stanziati con la legge di bilancio 2024, destinati al 2027-2028, e altri 560 milioni inseriti nell’ultima manovra.

Sono ancora pochi, troppo pochi questi fondi per un problema cosi grande che riguarda centinaia di migliaia di famiglie.

Riccardo Pedrizzi

Riccardo Pedrizzi

Presidente Nazionale del CTS dell'UCID

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