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Fiori dall’estero, import record a 874 milioni. Coldiretti: “Concorrenza sleale”

giovedì, 18 Settembre 2025
1 minuto di lettura

Negli ultimi cinque anni il valore degli arrivi di piante e fiori stranieri in Italia è più che raddoppiato (+120%), toccando la cifra record di 874 milioni di euro, mai così alta. Un boom che, secondo la Consulta florovivaistica di Coldiretti, riunita a Roma, rischia di soffocare le imprese nazionali sotto il peso di una concorrenza ritenuta sleale. Gran parte delle importazioni a basso costo proviene da Paesi che non rispettano gli standard europei su fitosanitari, tutela dei lavoratori e salvaguardia ambientale. Il 72% delle merci dirette nell’Ue passa dal porto di Rotterdam, dove i controlli sono considerati insufficienti: molte partite vengono “triangolate”, finendo per acquisire un’origine comunitaria. Tra i fornitori extra-Ue spiccano Cina, Thailandia ed Ecuador, soprattutto per i fiori recisi.
Così si mina la competitività delle nostre aziende, costrette a confrontarsi con prodotti che arrivano senza rispettare le stesse regole”, ha spiegato Nada Forbici, coordinatrice della Consulta, insieme al Presidente Mario Faro, al Presidente nazionale Ettore Prandini e al Segretario generale Vincenzo Gesmundo.

Un settore da 3,3 miliardi

Il florovivaismo italiano conta 19.000 imprese, 30.000 ettari coltivati e produzioni che uniscono qualità e sostenibilità. Nel 2024 il comparto ha raggiunto un valore di 3,3 miliardi di euro, con un export da 1,3 miliardi. “Un patrimonio che rischia di essere eroso se non si impone il principio di reciprocità nei commerci internazionali”, ha sottolineato Coldiretti. Dal vertice è partito un appello al governo e alle istituzioni europee: garantire che i prodotti importati rispettino le stesse regole produttive degli operatori Ue e rafforzare i controlli alle frontiere.
La Consulta ha ricordato anche i risultati ottenuti negli ultimi anni: esenzione definitiva del contributo Conai per i vasi, riconoscimento degli sfalci e delle ramaglie come sottoprodotti e non rifiuti, riduzione di costi e burocrazia per le aziende.

Innovazione

Il settore guarda anche al futuro con soluzioni sostenibili: dall’uso dell’acido pelargonico, naturale, per il controllo delle infestanti, ai vasi compostabili, fino a nuovi sistemi di riduzione dell’impatto ambientale. Ma le criticità restano molte: il cambiamento climatico, con insetti alieni e maltempo sempre più frequente, l’aumento dei costi di produzione, la scarsità di agrofarmaci autorizzati e la carenza di manodopera specializzata. “Servono percorsi di formazione mirati e politiche di sostegno”, ha ribadito la Consulta.

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