Situazione economica difficile per l’Unione Europea che arranca. Una Unione alle prese con le debolezze interne in un mondo di incertezze dove i conflitti creano un disorientamento delle economie civili. Di tutto questo si parlerà lunedì 22 settembre in un incontro promosso da Confartigianato.
“L’Unione europea è interessata da una fase ciclica debole, caratterizzata dalla sincronia della bassa performance dei due motori dell’economia continentale, Germania e Francia”. L’analisi è proposta nelle anticipazioni del 35° report congiunturale di Confartigianato nel corso dell’incontro annuale dal titolo Match Point.
L’Europa in declino
“L’attuale ciclo economico europeo si inquadra in uno scenario che vede progressivamente ridursi il peso dell’Unione europea sul PIL mondiale, con una accelerazione dopo la Grande Crisi del 2008. Secondo le elaborazioni su dati del Fondo Monetario Internazionale nel 1980 l’UE rappresentava il 25,7% del PIL globale, una quota mantenuta fino al 2008 (25,4%) ma che è progressivamente scesa per arrivare nel 2024 al 17,6% e che nel 2030 calerà ulteriormente di un punto”, calcola la Confederazione, “per arrivare al 16,6%. Gli Stati Uniti hanno già superato l’Unione europea nel 2012 e la Cina lo farà nel 2027”.
Il declino europeo
Si conferma così, segnala Confartigianato “nel corso del XXI secolo caratterizzato dalla turbo-globalizzazione, lo spostamento del baricentro economico mondiale verso l’Asia e il Nord America, con un’Europa progressivamente indebolita”.
La crisi Tedesca
La Germania, storica locomotiva economica del continente, rischia osserva la Confartigianato, “il terzo anno consecutivo di recessione, mentre la Francia manifesta diversi segnali di fragilità, dominati dalla crescita del debito pubblico e dalla minore performance di crescita ed export”.
Il contributo della Germania, analizza la Confederazione, “alla crescita dell’UE, che nel quinquennio tra il 2009 e il 2014 era pari al 55,9%, è sceso allo 0,2% nel quinquennio 2019-2024. La bassa domanda tedesca rispetto al trend dell’area dell’euro ha determinato tra il 2021 e il 2025 un minore export italiano in Germania di 15,5 miliardi di euro”.
Le difficoltà di Parigi
Per la Francia, il report di Confartigianato sottolinea l’evoluzione più critica di alcune grandezze economiche nell’arco delle due presidenze Macron.
“Nel 2022 il debito pubblico francese ha superato in valore assoluto quello italiano, collocandosi al primo posto nell’UE”, evidenzia ancora la Confartigianato, “Tra il 2016 e il 2024 il rapporto debito/PIL in Francia sale di 14,9 punti percentuali, a fronte della stabilità in Italia (+1,1 punti) e il calo registrato in Germania (-5,8 p.p.)”.
La debolezza francese
Lo spread sul rendimento dei titoli di stato, osserva ancora la Confartigianato parlando della situazione francese, “misurato dal differenziale di rendimento dei titoli decennali francesi rispetto ai bund tedeschi si avvicina a quello dei titoli italiani (12 punti base di differenza ad agosto 2025), mentre nel 2017 lo spread francese era risultato mediamente superiore di 130 punti a quello italiano”.
Il rapporto Pil in Francia, Italia e Germania
Il PIL pro capite tra il 2016 e il 2024 in Francia registra un incremento in termini reali del 7,2%, inferiore al +10,7% dell’Italia, mentre la Germania segna un limitato +2,9%. Analogo trend si registra per le esportazioni di beni in volume nei tre maggiori paesi UE: la Francia con +11,0% segue l’Italia che registra un +15,0%, mentre la Germania si ferma al +6,6%.
Fisco sale, servizi in caduta
Nella sua analisi sulla situazione francese la Confederazione puntualizza come le imprese e famiglie francesi sono strette tra la più elevata pressione fiscale in UE e una bassa qualità dei servizi pubblici. Il carico fiscale in Francia è al 45,2% del PIL, necessario per finanziare la seconda spesa pubblica primaria europea (55,1% del PIL al netto degli interessi), a fronte della 23° posizione per qualità dei servizi pubblici.
Le analisi e le prospettive
Infine la Confartigianato amplia la sua analisi ponendo l’accento sulle politiche protezionistiche.
La fase ciclica in corso, caratterizzata dalla politica protezionistica degli Stati Uniti e dalla bassa performance dei motori europei, determina significative ricadute sui territori del made in Italy che saranno esaminate nell’ampio focus territoriale del 35° report congiunturale presentato nel webinar del 22 settembre”. “L’analisi territoriale prenderà in considerazione, tra l’altro”, conclude la Confartigianato, “le più recenti tendenze dell’occupazione, delle esportazioni – con una particolare attenzione ai mercati più critici – e della demografia d’impresa”.