Dopo l’omicidio dell’attivista conservatore Charlie Kirk, ucciso durante un evento pubblico alla Utah Valley University, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha puntato il dito contro la “sinistra radicale”, accusandola di alimentare un clima di odio e violenza politica. “Se guardate il problema, è a sinistra, non è a destra,” ha dichiarato Trump in un videomessaggio dallo Studio Ovale, definendo Kirk “un patriota” e “una grande persona”. Il presunto killer, Tyler Robinson, 28 anni, è stato arrestato e sarà formalmente incriminato nei prossimi giorni. Secondo le autorità, Robinson aveva “idee di sinistra” e conviveva con una partner transgender, estranea ai fatti ma ora collaborativa con gli inquirenti. L’FBI ha confermato che il movente è ancora oggetto di indagine, ma la retorica politica è al centro del dibattito. Trump ha denunciato “la feccia che brucia le bandiere americane e parla male del nostro Paese”, attribuendo alla sinistra una responsabilità diretta per l’escalation di violenza. “Queste sono persone squilibrate,” ha aggiunto, riferendosi a chi ha celebrato la morte di Kirk sui social. La polemica si è estesa anche alla stampa e ai social media, dove alcuni utenti hanno accusato Trump di ignorare episodi violenti contro esponenti democratici, come l’omicidio della speaker del Minnesota Melissa Hortman, avvenuto tre mesi prima. La disparità di trattamento ha alimentato critiche sulla strumentalizzazione politica della tragedia. Intanto, la base MAGA ha chiesto vendetta, con bandiere a mezz’asta e veglie in tutto il Paese. Trump ha promesso “azioni concrete” per reprimere la violenza politica, anticipando un piano di sicurezza nazionale che sarà presentato nelle prossime settimane. L’omicidio di Charlie Kirk ha scosso l’America, ma ha anche riacceso le tensioni ideologiche.
