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Gaza, evacuazione di massa e raid a Doha: Israele colpisce Hamas, cresce la tensione

Ucciso il leader al-Hayya. Tutti illesi sulla “Family Boat”, colpita da un drone nella notte
mercoledì, 10 Settembre 2025
3 minuti di lettura

La crisi in Medio Oriente si aggrava. Ieri le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno emesso, per la prima volta, un ordine di evacuazione generale per tutti i residenti di Gaza City, mentre un’operazione congiunta con lo Shin Bet ha colpito a Doha la leadership di Hamas.

Secondo l’emittente saudita Al Arabiya, nell’attacco sarebbe rimasto ucciso Khalil al-Hayya, capo negoziatore e già vice di Yahya Sinwar. Le emittenti israeliane hanno diffuso immagini di alte colonne di fumo nel quartiere Katara della capitale qatarina. Fonti di Hamas riferiscono ad Al Jazeera che i dirigenti erano riuniti per discutere la proposta di cessate il fuoco avanzata dal presidente americano Donald Trump.

Oltre ad al-Hayya, nell’edificio colpito sarebbero stati presenti anche Khaled Meshaal, Muhammad Darwish, Razi Hamad e Izzat al-Rishq. Un alto funzionario israeliano, parlando a Channel 12, ha definito l’operazione un’azione di “omicidio mirato” contro la leadership del movimento. L’esercito di Tel Aviv ha ribadito che verranno “usate tutte le misure necessarie per sconfiggere Hamas”, pur sottolineando l’uso di armi di precisione e intelligence per limitare i danni ai civili.

Esodo da Gaza City

Parallelamente, a Gaza City è iniziato l’esodo verso il sud della Striscia. Le immagini sui social mostrano famiglie in marcia lungo la strada Al-Rashid, unica via di fuga verso la zona umanitaria di Al-Mawasi. L’Idf stima che ancora circa 900mila persone si trovino nell’area urbana, nonostante decine di migliaia abbiano già lasciato la città nei giorni scorsi. Attivisti locali denunciano speculazioni sui trasporti: per un passaggio in auto verso sud vengono chiesti fino a mille dollari, una cifra proibitiva per la maggior parte dei residenti. Secondo l’esercito israeliano, nella città Hamas tratterrebbe ancora tra gli 8 e i 10 ostaggi.

Nuova ondata di raid: 21 morti e cinque grattacieli rasi al suolo

Da ieri mattina almeno 21 persone sono rimaste uccise nei bombardamenti israeliani su diverse aree della Striscia, secondo al-Jazeera. Nei giorni scorsi cinque grattacieli di Gaza sono stati demoliti, costringendo oltre 4.000 persone a lasciare le proprie abitazioni. L’Idf sostiene che gli edifici fossero utilizzati da Hamas per operazioni militari, mentre la Difesa civile di Gaza parla di civili rimasti senza tetto. Il ministero della Sanità della Striscia segnala inoltre un’emergenza umanitaria crescente: altri sei palestinesi, tra cui bambini, sono morti nelle ultime 24 ore per fame. Dall’inizio della carestia dichiarata dall’Onu a fine agosto, i decessi per malnutrizione sono saliti a 399, di cui 140 minori.

Flotilla nel mirino, polemiche sulle cause dell’incidente

Intanto resta incerta la sorte della Global Sumud Flotilla, salpata il 1° settembre da Barcellona per portare aiuti a Gaza. L’imbarcazione “Family” è stata danneggiata nella notte da quello che gli organizzatori definiscono “un attacco di droni”. Nei video diffusi dall’equipaggio si vedono lampi e un principio d’incendio a bordo. La deputata portoghese Mariana Mortagua, a bordo della nave, ha parlato di “intimidazione deliberata” e chiesto una risposta della comunità internazionale. La Guardia nazionale tunisina, tuttavia, smentisce: “Nessun drone rilevato. Le fiamme sarebbero partite da giubbotti di salvataggio”. In serata il comitato direttivo della Flotilla, riunito a Tunisi, deciderà se confermare la partenza verso Gaza o rinviare la missione.

Pressioni internazionali

Sul piano politico, l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas ha ribadito davanti al Parlamento europeo che “non esiste una soluzione militare a Gaza” e che la guerra “genera soltanto altra radicalizzazione”. Kallas ha chiesto un impegno comune degli Stati membri per tracciare una via politica. Secondo Channel 12, la proposta di accordo degli Stati Uniti prevede il ritiro totale delle truppe israeliane dalla Striscia, subordinato però alla capacità del nuovo governo di Gaza di garantire la sicurezza.

Una clausola che Israele giudica accettabile, mentre Hamas la considera una “trappola” che concederebbe a Tel Aviv un potere di veto sul futuro dell’enclave. Nonostante le tensioni, Israele ha annunciato ieri la propria disponibilità ad accettare i principi del piano Trump. Il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar ha dichiarato che “Israele desidera porre fine alla guerra sulla base della proposta americana e in conformità alle decisioni del gabinetto di sicurezza”.

Nuove sanzioni interne

A complicare ulteriormente il quadro, il ministro della Difesa Yisrael Katz ha ordinato la demolizione di strutture illegali e la revoca di 750 permessi di lavoro ai residenti dei villaggi di provenienza degli autori dell’attentato a Gerusalemme della notte scorsa. L’esercito ha già effettuato rilievi nelle abitazioni dei due attentatori per predisporre eventuali demolizioni.

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