L’Europa registra un brusco calo delle domande di protezione internazionale. Nei primi sei mesi del 2025, i Paesi Ue hanno ricevuto 399 mila richieste di asilo, pari a un -23% rispetto allo stesso periodo del 2024. A dirlo è la European Union Agency for Asylum nel suo rapporto semestrale, che fotografa un panorama in rapido mutamento. Per la prima volta dopo oltre un decennio, i siriani non sono più la principale nazionalità richiedente. Le domande da parte loro sono crollate del 66% (25 mila), complice la caduta del regime di Assad lo scorso dicembre. A guidare la classifica sono ora i venezuelani con 49 mila richieste, in aumento del 31% anno su anno.
Questa inversione di tendenza ha ridisegnato anche la mappa dei Paesi più coinvolti: Francia (78mila) e Spagna (77mila) hanno superato la Germania (70mila), storicamente primo Paese di destinazione. Seguono Italia (64mila) e Grecia (27mila), che detiene il primato pro capite con una domanda ogni 380 abitanti.
Scelte mirate
Le comunità di richiedenti tendono a concentrarsi nei Paesi con maggiori affinità. Il caso più evidente è quello dei venezuelani: il 93% delle loro domande viene presentato in Spagna, favorita da lingua comune, diaspora già insediata e possibilità di una protezione nazionale speciale. In crescita anche le richieste da parte di ucraini (+29%, 16 mila) – metà delle quali presentate in Francia – e haitiani, che hanno visto un incremento del 57% in Francia. Nonostante il calo generale, la pressione sui sistemi d’asilo resta alta: a giugno erano ancora pendenti 918 mila domande. Nel frattempo, il tasso di riconoscimento complessivo è sceso al 25%, il livello più basso mai registrato. Una percentuale che riflette in parte fattori procedurali: molte domande siriane, ad esempio, vengono sospese o ritirate, e contabilizzate come esiti negativi.
Le differenze restano marcate: bassi i tassi per Bangladesh (4%), Pakistan (10%) e Nigeria (10%); molto più alti per Mali (79%) e Haiti (86%).
Verso nuove regole
Più della metà delle richieste proviene da Paesi con tassi di riconoscimento bassi. Per queste domande l’Ue prevede procedure accelerate, che entreranno in vigore dal 2026. Intanto, il Parlamento europeo si prepara a votare un nuovo meccanismo di sospensione dei visti, mirato a gestire i flussi da Paesi con ingresso senza visto nello spazio Schengen, come Venezuela e Colombia.