Urne aperte in Norvegia per le elezioni parlamentari più combattute degli ultimi vent’anni. I cittadini sono chiamati a decidere se confermare il governo laburista guidato da Jonas Gahr Støre o voltare pagina con una svolta a destra, trainata dal Partito del Progresso di Sylvi Listhaug e dai Conservatori di Erna Solberg. Il voto, iniziato il 7 settembre in alcune circoscrizioni e proseguito oggi su scala nazionale, si svolge in un clima di tensione economica e polarizzazione politica. Secondo gli ultimi sondaggi, il Partito Laburista (Ap) è in vantaggio di misura, ma non abbastanza da garantire una maggioranza autonoma. La coalizione di centrosinistra, che include anche Socialisti, Verdi e il Partito Rosso, potrebbe ottenere 88 seggi su 169, appena sopra la soglia necessaria. Ma la destra populista incalza: il FrP di Listhaug ha guadagnato consensi grazie a una campagna incentrata su immigrazione, sicurezza e tagli fiscali, mentre i Conservatori puntano sulla stabilità e sull’esperienza di governo. Al centro del dibattito elettorale ci sono il costo della vita, la tassazione e la gestione del fondo sovrano norvegese, il più grande al mondo. La nomina di Jens Stoltenberg a ministro delle Finanze ha rafforzato il fronte laburista, ma non ha placato le critiche sull’aumento dei prezzi e sulla gestione energetica. La questione ambientale, centrale nelle scorse elezioni, è passata in secondo piano, mentre il tema della difesa e del sostegno all’Ucraina ha diviso l’elettorato. Il sistema proporzionale norvegese rende probabile la formazione di un governo di coalizione o di minoranza. Støre, già premier dal 2021, ha promesso continuità e riforme sociali, mentre Listhaug propone una rottura netta con il passato, evocando un modello più vicino alle destre europee. “La gente è stanca di compromessi e tasse,” ha dichiarato la leader populista in un comizio a Bergen.
